Certamente il comandante Schettino ci ha messo molto di suo per provocare la tragedia della Costa Concordia, ma è tempo che i riflettori si spostino sulle vere cause di tutto questo: le rotte turistiche, i così detti "inchini" fatti dalle navi che a sirene spiegate passano vicino a luoghi di interesse turistico.
Come ogni bravo "skipper" sa, per tracciare una rotta si individuano porto di partenza e porto di arrivo, si traccia una riga tra questi due punti e si determina, in base alla retta tracciata, l'angolo da tenere sulla bussola per raggiungere la meta. Questa è la rotta più breve. Se nel percorso si passa vicino ad un isola o ad un promontorio, la rotta da tracciare deve tenersi a debita distanza dalla costa e da fondali pericolosi, fondali e scogli che anche le carte usate da navigatori della domenica segnalano e aggiornano puntualmente.
Le rotte commerciali si tracciano nello stesso modo, ovviamente tenendo conto del maggiore pescaggio della nave e ancor di più dei tempi di navigazione da ridurre al minimo per risparmiare sul carburante.
Per le navi da crociera queste regole non valgono e i comandanti sono autorizzati e, probabilmente obbligati da contratto, a passare più vicino di quanto prevedano le rotte commerciali a località di alto pregio ambientale: Venezia, Vulcano, il Giglio.
Il tutto serve per accontentare i passeggeri e far loro credere di potersi permettere quello che solo ai ricchi è dato: volete mettere far colazione al mattino, serviti e riveriti, con vista su Capri!
Se poi sulla rotta turistica passa un gozzetto chi credete abbia diritto di precedenza? Se la rotta turistica solleva onde che mettono in pericolo le fondamenta di Venezia o i bambini che passeggiano sulla spiaggia, a chi pensate che questo interessi?
Se una cosa questa tragedia ci dovrebbe insegnare è quella di vietare la pratica delle rotte turistiche.
Al prossimo post un altro insegnamento: le navi devono cambiare combustibile!
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