Le statistiche dicono che ogni italiano ( neonati compresi) in un anno consuma, sotto forma di tazzine, circa 4,5 chili di caffe. Complessivamente sono circa 270.000 tonnellate che, espletata la loro funzione per preparare tonificanti bevande, lasciano altrettante tonnellate di "pose".
E questa montagna di pose di caffè che fine fa?
Non ci vuole molta fantasia: attualmente quasi tutte le pose di caffè vanno a riempire le discariche e ad alimentare qualche inceneritore.
Nell'uno, ma anche nell'altro caso, è uno spreco pauroso, in quanto si è scoperto che le pose di caffè contengono dal 10 al 20 percento di oli che possono essere trasformati in olio diesel con cui alimentare le autovetture.
Se queste stime sono giuste parliamo di diverse decine di migliaia di tonnellate di gasolio che, di questi tempi potrebbero venire comodi al bilancio economico del Paese.
L'Università del Nevada, nel 2008, ha cominciato a studiare la cosa, concludendo che si può fare: gli oli rimasti nel caffè, estratti e chimicamente trattati, sono un ottimo combustibile.
E la cosa non finisce con il biodiesel, in quanto quello che rimane dopo questa ulteriore estrazione, di fatto lignina in polvere, può essere utilizzato in agricoltura come ammendante e per produrre pellet da usare come combustibile.
A quando la raccolta differenziata delle pose del caffe dai tanti bar e ristoranti nazionali?
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