Ecco la risposta alle mie osservazioni, fatte proprie dai Grillini:
Gentile
La strategia 3R di COOP ha come priorità la riduzione dei rifiuti e per questa ragione molti degli sforzi progettuali e di investimento degli ultimi anni sono stati rivolti alla riduzione dei materiali da imballaggio. Al fine di verificare la solidità di alcune scelte operate oltre che di individuarne di nuove, recentemente COOP ha avviato una serie di studi LCA su un campione rappresentativo di prodotti a marchio.
Uno di questi ha riguardato il confronto tra i contenitori in vetro per sughi e succhi di frutta e i poliaccoppiati che li hanno sostituiti negli ultimi anni.
Prima di entrare nel merito tecnico degli studi svolti, è opportuna una osservazione sui prodotti confrontati. In particolare, è fondamentale precisare il fatto che lo studio ha voluto analizzare la filiera degli imballi di vetro a perdere che sono praticamente gli unici utilizzati nella grande distribuzione soprattutto per i prodotti citati nell’articolo.
I risultati mostrati nell’articolo sono, ovviamente, una sintesi di quelli disponibili e sono stati organizzati in modo da presentare in modo semplice le principali considerazioni emerse dal lavoro.
Altro aspetto citato nella lettera riguarda le attività di riciclo del vetro che devono essere ben distinte da quelle di riuso.
Per quanto riguarda il riciclo, infatti, se è vero che il vetro può essere riciclato molte volte, è anche vero che tale attività prevede una rifusione del materiale con un fabbisogno energetico pressoché equivalente a quello della fusione di materiali vergini. Il reale risparmio è quello relativo alla mancata produzione delle materie prime minerarie.
Per quanto riguarda il Tetrapak, invece, la sua presenza nella filiera della carta è pressoché ininfluente dati i volumi in gioco.
In ogni caso il grande vantaggio del poliaccoppiato in termini di produzione delle materie prime non viene perso neppure nel caso più svantaggioso che è quello che prevede il suo conferimento in discarica con le relative emissioni di biogas in atmosfera. Il tutto sempre a parità di unità funzionale.
Per quanto riguarda i casi in cui il contenitore di vetro possa essere riutilizzato, soprattutto per alcune realtà locali e per prodotti specifici (es. acqua, birra), è facilmente dimostrabile come in effetti dopo pochi riutilizzi delle bottiglie si ottiene un beneficio ambientale in termini di CO2 anche se altri indicatori ambientali, strettamente legati ai trasporti, potrebbero manifestare maggiori impatti delle filiere di raccolta e di riutilizzo dei contenitori proprio a casusa delle grandi masse trasportate.
Alcuni dettagli sugli studi LCA.
Gli studi LCA sono stati impostati in modo rigoroso confrontando, a parità di unità funzionale, le filiere che partono dalla produzione delle materie prime e terminano con lo smaltimento dei prodotti.
Nel dettaglio, per quanto riguarda i poliaccoppiati la filiera ha preso in esame la produzione della cellulosa e dei film plastici e di alluminio, il processo di accoppiamento, il confezionamento del prodotto, i trasporti e lo smaltimento. Per quanto riguarda il vetro, invece, si è considerata la produzione delle materie prime minerarie, la produzione dei contenitori, i trasporti, lo smaltimento.
I dati utilizzati per i modelli provengono in parte da banche dati LCA, in particolare per le materie prime, per i trasporti e per il processo di produzione del vetro, ed in parte da dati primari reperiti presso le aziende coinvolte (accoppiamento dei poliaccoppiati, confezionamento). La banca dati dalla quale è stata estratta la maggior parte delle informazione è ecoinvent (www.ecoinvent.ch).
Per quanto riguarda la fase di smaltimento è stato considerato lo scenario medio Italiano assimilando il poliaccoppiato alla carta. Alcuni dettagli su questa fase riguardano il fatto che per il vetro le destinazioni considerate sono il riciclo (69%) e la discarica (31%); per il poliaccoppiato il riciclo (65%), la termovalorizzazione (16%), la discarica con relativa produzione di biogas (19%).
I benefici generati dalle attività di riciclo, soprattutto per quanto riguarda il vetro, sono stati quantificati sulla base della metodologia degli impatti evitati.
Infine per quanto riguarda gli studi, essendo know how aziendale (anche abbastanza costoso) non possiamo inviarveli siamo tuttavia disponibili a mostrarveli presso la nostra sede centrale di coop Italia.
Distinti saluti
Mie prime riflessioni sulla risposta.
Le perplessità sulle conclusioni dello studio COOP permangono.
Anche se il parametro di valutazione fosse il solo bilancio delle emissioni di gas clima-alteranti, è indubbio che un vasetto di vetro può essere riciclato realmente più volte, mentre per i poliaccoppiati un vero riciclo (ovvero separazione e riutilizzo di carta, plastica e alluminio ) è problematico.
Pertanto, per il momento, resto convinto che un corretto confronto sui bilanci LCA ,per quanto riguarda consumi energetici ed emissione di gas serra, avrebbe dovuto confrontare almeno una decina di ricicli del vetro con altrettanti ricicli dei poliaccoppiati.
Se poi si fosse confrontato anche un singolo riciclo del vetro con un'unico processo di incenerimento e recupero energetico dei poliaccoppiati, ho pochi dubbi che il vetro avrebbe stravinto.
Ovviamente pronto a ricredermi, se potessi leggere lo studio, che non mi sembra abbia nulla di segreto e nulla che non sia stato già pubblicato sull'argomento.
Devo aspettare un invito presso la sede centrale COOP ( con rimborso spese, ovviamente), per poter sodisfare le mie curiosità?
Non sarebbe più ecocompatibile un invio dello studio in formato PDF per via telematica, con eventualmente un invito a tenere riservato lo studio, ma non i miei commenti, come è prassi consueta nell'ambito delle istituzioni scientifiche?
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