Ho scaricato dalla rete un recente articolo sulla predittività dei terremoti in base alle anomale concentrazioni di radon emesso dal suolo.
L'articolo è a firma di Miklavcic I. insieme ad altri colleghi del Dipartimento di Fisica di Osijck (Croazia). Titolo dell' articolo "Radon anomaly in soilgas as an earthquake precursor" (Anomalie delle emissioni gassose di Radon dal suolo quale precursore di terremoti) e la rivista che lo ha pubblicato, nel 2008, è Applied Radiation and Isotopes.
Dalla lettura dell'articolo si capiscono alcuni problemi nell'uso delle misure del radon quale sistema per prevedere i terremoti.
Ogni terremoto è preceduto da deformazioni delle rocce interessate dai movimenti tettonici; tanto per capirci, quel fenomeno chiamato "deriva dei continenti", in base al quale, ad esempio, Africa e Americhe si allontanano lentamente l'una dalla'altra. Queste deformazioni possono favorire un aumento del flusso di radon attraverso il suolo e questo fenomeno può anticipare di poche settimane o alcuni mesi il terremoto, il quale avviene quando la deformazione provoca, improvvisamente, la rottura degli strati di roccia interessati, liberando grandi quantità di energia.
L'ampia variabilità dell' intervallo di tempo tra l'avvio della anomala fuoriuscita di radon e lo scatenamento del terremoto è già un problema; a questo problema si aggiunge il fatto che i flussi di radon normalmente variano anche in base alla pressione atmosferica, alla temperatura dell'aria e alla piovosità.
I ricercatori croati hanno proposto una formula empirica che permette di valutare se l'anomalia dipende da fattori meteorologici o da eventi sismici in atto. Con questo accorgimento, in 4 anni di misure effettuate in una sola località è stato previsto il 46% dei terremoti di magnitudo (scala Richter) maggiore o uguale a 3 e con un epicentro entro 200 chilometri dal punto di misura del radon. E in questi casi il terremoto è stato registrato, in media, 31 giorni dopo l'anomala fuoriuscita di radon.
Se ho capito bene, in questo studio non tutti i terremoti sono stati previsti, ma quelli previsti sono effettivamente accaduti.
Insomma, se con questo sistema le popolazioni interessate (e la protezione civile) fossero state allertate, in tutti questi casi di allerta, tutti si sarebbero trovati preparati (tecnicamente e psicologicamente) all'evento.
E come vedremo non è l'evacuazione la giusta risposta ad un sistema di allarme terremoti.
In sintesi, nelle situazioni in cui i terremoti sono preceduti da una maggiore emissione di radon ( e l'Abbruzzo sembra avere questa caratteristica) misure accurate di questo gas possono prevedere gran parte dei sismi che possono avvenire nella zona. Una rete di rilevatori di radon, come affermato i ricercatori Croati potrebbe permettere di localizzare il possibile epicentro del fenomeno (e quindi l'area potenzialmente interessata dal terremoto) ed una analisi statistica fatta per un tempo sufficentemente lungo sui terremoti di minore intensità che si sviluppano in quell'area sismica, permetterebbe di prevedere l'intervallo di tempo medio entro il quale ci potrà essere lo scatenamento di eventi sismici di significativa intensità segnalato dalle anomalie di radon e questo intervallo di tempo potrebbe corrispondere alla durata dello stato di allarme.
Mi sembra che lo stato dell'arte di questo sistema giustifichi un intensificarsi degli studi per individuare le aree sismiche interessate dalle emissioni di radon, aumentare la predittività e ridurre i tempi di allarme.
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