Il COMIECO, consorzio per il riciclaggio della carta, si è "divertito" ad indagare quanto questa pratica sia comune nei porti e negli aeroporti italiani.
Il risultato è stato molto deludente; la palma (si fa per dire ) del riciclo portuale è di Napoli con il 4 e rotti per cento di riciclo. Un po meglio gli aeroporti, ma anche in questo caso siano lontani anni luce dagli obiettivi di legge.
Eppure questi particolari ambienti producono direttamente con le proprie strutture a terra e indirettamente con i rifiuti prodotti da navi ed aerei quantità tutt'altro che trascurabili di rifiuti assimilabili a quelli urbani.
Per fare un esempio, il porto di Genova, nel 2006, ha prodotto 28.300 metri cubi di rifiuti solidi e 38.000 metri cubi di rifiuti liquidi. A palmi, 50.000 tonnellate di rifiuti, più del 13% dell'intera produzione genovese.
Sia nei porti che negli aeroporti si adottano piani di gestione per la raccolta e lo smaltimento che nella maggior parte di casi si appoggiano alla discarica o all'inceneritore più vicino.
Pare che nessuno stia pensando alla possibilità di integrazione di servizi di corretta gestione dei materiali post consumi prodotti nei porti e negli aeoporti, con analoghi servizi a favore della città che li ospita.
In altre parole, cosa vieta che impianti di selezione, riciclo, compostaggio, trattamenti meccanico biologici a servizio di rifiuti prodotti nel porto e nell'aeroporto, siano realizzati all'interno di queste aree e messe, in parte, a servizio di materiali post consumo prodotti dalla città?
La domanda non mi sembra peregrina, per il semplice fatto che sia i porti che gli aeroporti spesso dispongono degli spazi, che mancano in città, idonei per ospitare questi impianti che nessuno vuole sotto le finestre. E questo è particolarmente vero per le città liguri (Genova, La Spezia, Savona) a stretto contatto con i loro porti e con i monti subito alle loro spalle.
L'uso di aree portuali per le operazioni di selezione dei materiali post consumo ha un'altro vantaggio, quello di ridurre le distanze dal punto di trattamento a quello di carico per l'invio (via mare) dei materiali selezionati (carta, vetro, plastica, metalli) o lavorati (compost) ai luoghi di utilizzo o di ulteriore lavorazione.
E' proprio quello che succede a San Francisco, nel cui porto si trova l'impianto di selezione degli scarti raccolti in modo differenziato nella città.
C'è infine un'altra interessante opportunità per la localizzazione in aree portuali di impianti di trattamento anaerobico degli scarti umidi prodotti dalle navi, dall'attività di trasporto e dalla città ospitante: l'energia elettrica prodotta con il biogas ottenuto, potrebbe essere utilizzato dalle navi all'attracco per alimentare i servizi di bordo; in questo modo le stesse navi potrebbero spegnere molti dei loro generatori diesel che certamente peggiorano la qualità dell'aria della città ospitante
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