In Liguria, l'attività di estrazione e lavorazione dell'ardesia condotta nella Val Fontanabuona, alle spalle di Lavagna, è una importante fonte di reddito, ma ogni anno si lascia alle spalle una pesante eredità: 7.000 tonnellate di fanghi, 28.000 tonnellate di scarti di lavorazione e 58.000 tonnellate di scarti di cava.
Particolarmente pericolosi per l'ambiente sono i fanghi, in grado di far sparire per soffocamento, ogni forma di vita dai ruscelli in cui fossero versati.
Da tempo le aziende si sono messe i regola e l'ambiente è salvaguardato, ma oggi le stesse aziende devono fronteggiare la carenza di discariche e i costi crescenti dei trattamenti per lo smaltimento.
Per fortuna ci sono bravi chimici (Università di Genova e Sassari) che hanno studiato il problema e non solo lo hanno risolto, ma grazie ai loro studi quello che era un costo potrebbe diventare fonte di nuovi guadagni, senza impatti negativi per l'ambiente e la salute.
L'idea vincente è stata quella di utilizzare fanghi e scarti di ardesia sminuzzati a circa un millimetro di diametro e mescolarli ad un legante polimerico. In questo modo, senza solventi e con bassi consumi energetici in pochi minuti si riescono ad ottenere manufatti ( al momento lastre e masselli) esteticamente molto simili all'ardesia, e con ottime caratteristiche meccaniche, resistenza alle macchie e ad agenti chimici e con un' alta impermeabilità all'acqua.
I primi bilanci economici segnalano che questo trattamento è remunerativo.
Pertanto ci sono tutte le condizioni perché la lavorazione dell'ardesia possa diventare un'attività a "Rifiuti Zero".
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