Certo, è vero che la produzione di elettricità fruttando l'energia nuclare non produce anidride carbonica, ma la produzione di anidride carbonica è inevitabile durante l'estrazione e la purificazione dell'uranio, durante la costruzione del reattore, per neutralizzare, trasportare e stoccare le scorie radioattive e durante la demolizione di un vecchio reattore giunto alla fine dei suoi giorni e per la bonifica del sito.
Il conto della effettiva emissione di gas serra in atmosfera nel corso della vita di un reattore, dalla sua costruzione alla sua dismissione, è stata fatta nel 2006 da U.R. Fritsche dell' Oeko Institute di Darmstadt (http://www.oeko.de).
Il programma GEMIS messo a punto dall'Istituto tedesco per effettuare analisi del ciclo di vita ( Life-Cicle Analyses) di sistemi produttivi, ha stimato che una centrale nucleare tedesca provoca l'emissioni in atmosfera di 31 grammi di anidrida carbonica per ogni chilowattore prodotto. Altre stime fatte su altri impianti nucleari, calcolano emissioni maggiori: da 30 a 60 grammi per chilowattore, con una punta di 120 grammi per Kwh per impianti che usano minerale d'uranio a bassa concentrazione.
Questo significa che una centrale nuclare da 1250 Megawatt (la taglia dei reattori nuclari tedeschi) indirettamente, emette 250.000 tonnellate di anidride carbonica per ogni anno di funzionamento.
Se si mettono a confronto le emissioni dirette ed indirette di gas serra da parte di altri sistemi di produzione di elettricità, stimate con lo stesso programma GEMIS, si vede che a parità di chilowattori prodotti, una centrale nucleare emette più anidride carbonica di un impianto idroelettrico, di un generatore eolico a terra e sul mare, di un impianto di cogenerazione a gas. Chi si comporta peggio sono, ovviamente, le centrali a carbone, anche quelle con cogenerazione di elettricità e calore.
Di passaggio, segnaliamo che in base agli studi delì' Oeko Institute, il sistema che nel corso di tutta la sua vita operativa, permette il maggior risparmio di gas serra per unità di elettricità prodotta è la cogenerazione di elettricità e calore realizzata con motori a combustione interna alimentati a bio-gas.
Insomma il vecchio e buon TOTEM della FIAT, realizzato riciclando il motore della 126, che commercialmente non ha avuto grande successo, forse è nato troppo presto.
Con impianti di questo tipo, la cui funzione principale è di produrre calore e contemporaneamente produrre elettricità, per ogni chilowattore prodotto si ha una riduzione di 400 grammi di anidride carbonica, a fronte di 30-60 grammi emessi indirettamente (ma realmente) da una centrale nucleare.
La prestazione eccezionale di questo tipo di impianto è dovuta al fatto che il combustibile (biogas) è veramente rinnovabile ( si può produrre a partire dagli scarti umidi raccolti in modo differenziato) e, grazie al teleriscaldamento, si evita l'uso e l'emissione di combustibili fossili normalmente usati per il riscaldamento domestico ed industriale.
Lo studio dell'OECO Institute sfata anche il mito dei bassi costi dell'energia nucleare, ma di questo parleremo in modo più dettagliato nei prossimo post.
Postato da: federico46 a 13:17 | link | commenti (5)
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