venerdì 29 maggio 2020

Il micidiale doppio colpo dell'inquinamento ai tempi del Covid 19.

Covid 19+ PM2,5+NO2: un cocktail mortale



Da tutto il mondo colpito dalla pandemia arrivano chiari segnali: chi, prima dell'arrivo del Covid 19, ha respirato aria più inquinata,  una volta infettato, manifesta sintomi respiratori più gravi rispetto a chi, prima della sua infezione, ha respirato aria più pulita. 

 E in un gran numero di casi, a parità di età, questa differenza ha fatto da discrimine tra la vita e la morte.

E' l'ipotesi formulata, dal dr. Antonio Frontrera, dell' Istituto di Ricerca del San Raffaele di Milano e da altri suoi colleghi, nel loro articolo,  accettato per la pubblicazione sulla rivista scientifica Journal of Infection.

Questa precisazioni (studio accettato per la pubblicazione) significa che lo studio è stato sottoposto alle osservazioni critiche di altri ricercatori, competenti in materia e che, superato questo severo esame, è stato giudicato meritevole di pubblicazione.

Lo studio ha evidenziato che nelle regioni italiane con livelli di inquinamento da polveri ultrasottili (PM2,5) più elevate (Piemonte, Lombardia, Veneto e Emilia Romagna)  con concentrazione media di PM2,5 nel febbraio 2020  da 39 a 30 microgrammi per metro cubo, la mortalità è stata il doppio (14%) di quella registrata in regioni meno inquinate  (7%) (Toscana, Marche e Liguria) con livelli di PM2,5 più basse (da 12 a 5 microgrammi per metro cubo).

E nelle regioni più inquinate anche il tasso di ricoveri intensivi e quelli ospedalieri è risultato statisticamente maggiore.

Gli autori hanno ipotizzato che anche gli alti livelli di biossido di azoto, che caratterizzano le regioni italiane in cui si sono registrati i più elevati tassi di mortalità, possano essere una concausa  di questo disastro sanitario.

E' l'ipotesi del doppio colpo: come con il "knock down " nel pugilato, il primo colpo lo danno le polveri utrasottili, il secondo il biossido di azoto.

In sintesi,  è noto che l'esposizione a polveri ultrasottili sregola un meccanismo che protegge le cellule polmonari, in particolare  quello basato sull'enzima chiamato ACE-2 che controlla la pressione sanguigna.

L'esposizione a polveri ultrasottili aumenta la produzione di ACE-2, ma è  proprio a questa proteina che si attacca il Covid 19 per infettare le cellule ospiti. 

Quindi, più polveri ultrasottili, più molecole di ACE-2, più probabilità dei virus COVID 19 di ancorarsi alle cellule polmonari e infettarle.
E più molecole di ACE 2 si legano al virus,  minore è la risposta antinfiammatoria dell'organismo sotto attacco virus.

E in queste condizioni il polmone diventa anche più sensibile agli effetti tossici del biossido di azoto: il secondo colpo che può essere fatale.
Fig 1 Andamento  della mortalità media giornaliera dal settembre 2019 a maggio 2020 nei comuni del nord Italia e in quelli del centro sud.. La linea tratteggiata rappresenta l'andamento medio di cinque anni precedenti(fonte: SISMG)


La Figura 1 evidenzia il rapido aumento della mortalità giornaliera a partire da febbraio 2020, nelle regioni del nord italia, nettamente superiore ai valori medi registrati negli anni precedenti e nettamente superiore ai valori contemporaneamente registrati nelle regioni del centro sud.

E come stanno le cose a Genova?

Figura 2. Andamento mortalità giornaliera a Genova dal gennaio 2020. La linea tratteggiata: mortalità media dei cinque anni precedenti



La Figura 2 mostra, con la linea continua,  l’andamento della mortalità giornaliera a Genova.
Si fa riferimento a tutti i decessi registrati .

Fino a febbraio la mortalità, intorno a venti casi al giorno, segue l’andamento medio registrato nello stesso periodo nei cinque anni precedenti. 

Pochi giorni dopo dalla diagnosi del primo caso di covid 19 nella provincia di Genova ( fine di febbraio)  la mortalità aumenta rapidamente fino a raggiungere il massimo di sessanta decessi al giorno nei primi giorni di aprile, circa un mese dopo la chiusura totale.

Successivamente il numero di decessi si riduce e, alla fine di aprile, si riporta sui valori “normali” .

Le Figure 3 e 4 che seguono mostrano l'andamento delle  concentrazioni giornaliere di PM2,5 e di biossido di azoto misurate nel 2020, da 1 gennaio al  22 maggio presso Lungomare Canepa, una delle strade più trafficate di Genova.

Le Figure riportano le concentrazioni medie in ciascuna delle tre fasi di gestione della pandemia: fase Zero dal 1 gennaio all'11 marzo, fase Uno da 12 marzo al 4 maggio e fase Due dal 5 al 22 maggio.

Quello che si osserva è che le concentrazioni medie di polveri ultrasottili non mostrano sensibili variazioni a seguito del lock down e mostrano un leggero calo statisticamente non significativo. Esclusi alcuni giorni a gennaio e a febbraio tutti i valori sono inferiori al limite annuale (25 microgrammi/metro cubo) ,evidenziata dalla riga rossa.

La concentrazione media registrata a febbraio, intorno a 12 microgrammi per metro cubo è circa tre volte inferiore ai valori piemontesi e lombardi registrati nello stesso periodo, rispettivamente 39 e 35 microgrammi/ metro cubo.

Al contrario, nei giorni successivi alla chiusura totale della città, con un netto calo del traffico veicolare, il biossido di azoto si riduce drasticamente  (da 53 a 30 microgrammi/metro cubo) portandosi a valori inferiore agli standard di qualità. ( linea rossa).

La parziale riapertura dopo il 4 maggio, mostra una tendenza all'aumento della concentrazione con frequenti superamenti giornalieri del limite di 40 microgrammi/ metro cubo.

Nei prossimi post analizzeremo in maggiore dettaglio  questi andamenti.

Figura 3. Andamento della concentrazione giornaliera di PM2,5 presso Lungomare Canepa, una delle vie più trafficate di Genova da 01/01/2020 al 21/05.




Figura 4. Andamento della concentrazione giornaliera di biossido di azoto  (NO2) presso Lungomare Canepa, una delle vie più trafficate di Genova da 01/01/2020 al 21/05. 


Sullo stesso argomento:

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martedì 5 maggio 2020

E con il lockdown l'inquinamento genovese va giù e finalmente rispetta la legge



Il centro di Genova nei giorni del lockdown

L' undici marzo del 2020, gran parte degli italiani si sono chiusi in casa e le città, con molto meno auto, moto, camion in circolazione hanno cominciato a respirare.

E Genova, da "sempre" afflitta da livelli di biossido di azoto fuori legge, non è stata da meno.

Il Coordinamento Rinascimento Genova è andato a curiosare negli archivi della Agenzia Regionale Protezione Ambiente della Liguria (ARPAL) facendo interessanti scoperte.

Fig.1 Andamento della concentrazione giornaliera di biossido di azoto in c.so a Europa  (1 gennaio-30 aprile 2020)
La Figura 1 mostra l'andamento delle concentrazioni giornaliere di biossido di azoto, registrate dalla Centralina ARPAL di corso Europa, una strada di grande traffico nel levante cittadino, da sempre la  più inquinata della città.

Dal 1 gennaio del 2020, fino all'11 marzo, la concentrazione media è stata pari a 61 microgrammi per metro cubo, quindi superiore  a 40 microgrammi/metro cubo (linea rossa in Figura 1) corrispondente al limite di legge che, su base annuale, non bisognerebbe superare.

Dopo l'11 marzo, giorno del lock down, con gran parte dei genovesi chiusi in casa, dopo solo tre giorni le concentrazioni di biossido di azoto si sono ridotte drasticamente e la media giornaliera, dall'11 marzo al 30 aprile, si è attesta su 32 microgrammi per metro cubo, un valore ampiamente al di sotto del limite di legge.

Fig. 2 Andamento della concentrazione giornaliera di biossido di azoto in Lungomare Canepa  (1 gennaio-30 aprile 2020)


La Figura 2 riporta l'andamento giornaliero di biossido di azoto, registrato dalla centralina mobile di ARPAL posizionata nei pressi di Lungomare Canepa, nel quartiere genovese di Sampierdarena, a ponente della città, una strada ad elevato traffico anche pesante, su cui si è riversato gran parte del traffico di attraversamento della città, dopo il crollo del Ponte Morandi.

Anche in questa strada, dopo l' 11 marzo, insieme all riduzione del traffico, si è riscontrata una netta riduzione dell'inquinamento giornaliero, che è passato, mediamente,  da 53 a 32 microgrammi per metro cubo.

Da notare come, dopo il lockdown, l'inquinamento si sia mediamente ridotto di 30 microgrammi in corso Europa e di 20 microgrammi in Lungomare Canepa.
Questa differenza potrebbe avere una spiegazione: Lungomare Canepa fiancheggia l'area portuale e di qui passa molto del traffico pesante a servizio del porto, in particolare quello indotto dai traghetti che, pur ridotto, non deve aver raggiunto i livelli del traffico cittadino. Inoltre è possibile che Lungomare Canepa possa essere interessato anche dalle ricadute di biossido di azoto emesso dalle navi attraccate ai vicini moli.

Come in queste due vie genovesi, riduzioni altrettanto significative, dopo l'11 marzo, sono state registrate in tutte le altre otto centraline che controllano la qualità dell'aria di Genova.
Dall' 11 marzo al 30 aprile 2020 le concentrazioni medie giornaliere sono state inferiori a 40 microgrammi per metro cubo, ad eccezione della centralina di Certosa, a controllo dei cantieri per il nuovo ponte sul Polcevera,  in cui si sono registrati  41,5 microgrammi per metro cubo di biossido di azoto, il valore più alto registrato durante questo periodo.

Resta da chiarire se, chi è stato infettato dal Covid 19 prima dell' 11 marzo, con i polmoni già sotto stress per l'inalazione di alte concentrazioni di biossido di azoto, spesso a concentrazioni orarie superiori a 100 microgrammi per metro cubo, abbia avuto effetti più gravi, con ricovero ospedaliero e terapie intensive, riposato a chi si è contagiato dopo l'11 marzo, con un inquinamento di fatto dimezzato.

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