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mercoledì 29 agosto 2012

Petizione pubblica a favore dell'Istituto Studi Filosofici di Napoli

Vi invito a firmare la Petizione Pubblica  a favore dell'Istituto Studi Filosofici di Napoli.
Ho avuto il piacere di conoscere personalmente l'avvocato Marotta, Presidente dell'Istituto, che mi aveva invitato a Napoli per illustrare le moderne soluzioni alla crisi dei rifiuti in Campania.
E' un personaggio eccezionale, come sono eccezionali tutti coloro che lavorano con l' Istituto per salvare la Cultura e aiutarla a sopravvivere ai tempi "bui" che ci tocca vivere.

domenica 26 agosto 2012

Come cambia la concentrazione di idrocarburi policiclici aromatici intorno ad una cokeria

Ad agosto è stato pubblicato il mio ultimo articolo, finito di scrivere poco prima di andare in pensione. Volutamente, insieme ai colleghi che hanno partecipato a questa avventura, abbiamo voluto chiudere in bellezza uno studio durato circa 10 anni, determinante per la chiusura della cokeria operativa nelle acciaierie di Genova Cornigliano e probabilmente unico, a livello mondiale per durata e completezza.
 La strategia investigativa da noi usata è stata certamente di riferimento per l'ARPAPuglia e per i periti che hanno studiato l'impatto ambientale e sanitario delle acciaierie di Taranto.
L'articolo, pubblicato sulla Rivista Air & Waste Management Association, è in inglese e vi allego la traduzione italiana del riassunto.
Chi fosse interessato all'intero articolo lo può richiedere per mail
federico.valerio@fastwebnet.it

RIASSUNTO
Dal 1995 al 2004, a Genova, (Italia) la concentrazione giornaliera di 12 idrocarburi policiclici aromatici (IPA) è stata misurata nelle polveri sottili (PM10) raccolte intorno ad una cokeria inaugurata negli anni '50 e chiusa nel 2002. Lo studio ha permesso di identificare la cokeria come la principale fonte di IPA a Genova e come causa prevalente del superamento dello standard di qualità dell'aria del benzo(a)pirene ( BaP) (pari a 1,0 nanogrammi/ m3), fino a 1.900 metri di distanza dall'impianto. Per questo motivo la cokeria è stata chiusa nel 2002.
La principale causa della variabilità delle concentrazioni di BaP e degli altri IPA cancerogeni era la distanza dall'impianto e il numero di ore sottovento durante il campionamento. Lo studio ha permesso di calcolare sperimentalmente l'equazione che, con queste due variabili, meglio predice il livello d'inquinamento.
Durante la piena attività dell'impianto, la concentrazione media annuale di BaPeq (tossicità equivalente dei 12 IPA analizzati) misurata in tre diversi punti di campionamento, allineati lungo la direzione dei venti estivi (quelli che portavano l'inquinamento verso le aree abitate del quartiere di Genova Cornigliano) era la seguente: 85 ng/m3 a 40 metri di distanza (sito 2 nell'area industriale); 13,2 ng/m3 a 300 metri, sito 3, area residenziale; 3,6 ng/m3 a 575 metri, area residenziale.
Subito dopo la chiusura della cokeria (febbraio 2002) le concentrazione di BaPeq (media annuale) misurate nell'area residenziale diminuirono drasticamente: 0,2 ng/m3 , sito 3; 0,4 ng/m3 sito 4: Confrontando i dati misurati nel 1998 (cokeria in piena attività) e nel 2003 (cokeria chiusa) le concentrazioni di BaPeq diminuirono del 97,6% nel sito 3 e del 92,8% nel sito 4.
I campioni raccolti nel sito 3, durante le giornate più frequentemente sottovento alla cokeria, hanno fornito un affidabile esempio del profilo IPA (abbondanza relativa dei 12 IPA analizzati)  delle emissioni diffuse di IPA da parte di una cokeria. Questo profilo era significativamente diverso dal profilo IPA contemporaneamente trovato nel sito 5, vicino al flusso veicolare della strada di attraversamento del quartiere genovese, a fianco delle acciaierie.
Questo studio ha dimostrato che le valutazioni di rischio basate solo sulla distanza dei residenti da una cokeria possono essere fortemente inaccurati e ha, inoltre confermato che la variabilità stagionale delle concentrazioni di IPA e l'alta variabilità delle emissioni diffuse di IPA durante la normale attività di una cokeria, richiede almeno un anno di frequenti e costanti monitoraggi (10-15 campioni giornalieri ogni mese).
Implicazioni: Intorno ad un impianto per la produzione di carbon coke, la concentrazione di IPA dipende principalmente dal numero di ore sottovento e dalla distanza. Le equazioni che meglio descrivono questo fenomeno sono state calcolate. Le emissioni diffuse di una vecchia cokeria non permettono di rispettare i limiti alle concentrazioni di BaP proposti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, entro 1,900 metri di distanza dall'impianto. Lo studio ha identificato il profilo IPA delle emissioni diffuse di una cokeria e ha confermato che esso è statisticamente differente da quello delle emissioni del traffico veicolare. Durante la sua attività, nell'area residenziale genoves, a 575 metri di distanza dall'impianto, il 92,8% degli IPA trovati, proveniva esclusivamente dalle emissioni diffuse della cokeria


giovedì 23 agosto 2012

Superati i limiti di crescita?


Sto leggendo “I nuovi limiti dello sviluppo. La salute del pianeta nel terzo millennio”.

E’ stato un gradito regalo degli amici di Parma, in cambio di una mia intervista sulle alternative al loro inutile inceneritore.

E’ una lettura che vi raccomando ( Autori D. Meadows , J. Randers. Oscar Saggi Mondadori), anche per la chiarezza del testo, di facile comprensione e ovviamente per l’attualità dell’argomento.

E’ il terzo aggiornamento di “ The Limit to Growth “ (I Limiti della Crescita) del 1972 e quest’anno dovrebbe uscire il quarto aggiornamento.

Notizia di ieri che i consumi mondiali avevano già utilizzato le risorse rinnovabili del Pianeta (cibo, acqua…) e che quindi abbiamo con anticipo, rispetto all’anno scorso,  superato i limiti per uno sviluppo sostenibile.

Vi trascrivo un brano del libro, a mio avviso, illuminante:

“In che modo la società può capire se è già nella fase di superamento dei limiti?
·      Capitale, risorse, lavoro sono dirottati verso attività che suppliscono alla perdita di servizi che prima erano forniti senza alcun costo dalla natura (esempi: trattamento delle acque, depurazione dell’aria, regolazione acque di piena, ripristino dei nutrienti del suolo…)
·      Capitale, risorse e lavoro sono dirottati dalla produzione di beni verso lo sfruttamento di risorse più scarse, più lontane, situate più in profondità.
·      I meccanismi naturali di depurazione dell’inquinamento smettono di operare; i livelli d’ inquinamento aumentano.
·      Il deprezzamento del capitale supera gli investimenti e la manutenzione è ritardata; le infrastrutture di lunga durata si deteriorano.
·      Vi è una domanda crescente di capitale, risorse e lavoro da parte del settore militare o dell’industria per avere accesso, impadronirsi e difendere risorse sempre più scarse.
·      Gli investimenti in risorse umane (educazione, servizi sanitari, alloggi) vengono ridotti per soddisfare i bisogni di consumo immediato o per pagare i debiti.
·      I debiti ammontano ad una percentuale crescente del prodotto annuo reale.
·      La preoccupazione, per la salute e l’ambiente, diminuisce.
·      Cambiano i modelli di consumo, poiché la popolazione non può più pagare il prezzo di ciò che desidera, e acquista ciò che si può permettere.
·      Diminuisce la fiducia negli organi di governo pubblico, sempre più nelle mani di élite.
·      I sistemi naturali sono sempre più caotici, con disastri naturali più frequenti e più gravi.

Avete notato qualcuno di questi sintomi nel vostro “ mondo reale”?”

Vi ricordo che questa pagina è stata stampata nel 2004.


sabato 18 agosto 2012

Taranto: altro che bonifica!

Ho l'impressione che dopo la visita di due ministri, l'ILVA continui a vendere fumo.

Ad esempio, è un pannicello caldo quello che l'ILVA vuol fare per ridurre la polverosità dei grandi depositi di materie prime: aggiungere un legante all'acqua con cui ora tengono umidi i cumuli di carbone all'aperto!

L'immagine che segue, più di tanti discorsi, da una chiara idea a che livello di arretratezza sia la più grande acciaieria d'Europa (foto in  basso), confrontata con le scelte impiantistiche di una acciaierie della Corea del Sud (foto in alto), un nostro concorrente sul mercato mondiale dell'acciaio.


E questo riguarda solo il parco minerali che, dal punto di vista sanitario, è un problema minore, in quanto le dimensioni delle polveri di carbone e di ossido di ferro che si disperdono durante la movimentazione sono molto grandi e non in grado di entrare nelle vie respiratorie.
I veri problemi di Taranto sono le vecchie cokerie, che l' ILVA ha rimesso in funzione, e il reparto Agglomerazione.
E da qui che escono i cancerogeni (benzene, benzopirene, diossine) e per garantire la salute di lavoratori e cittadini non c'è altra soluzione che chiudere entrambi, al più presto possibile.
La verità è che, se Taranto deve ancora produrre acciaio,  bisognerebbe rifare tutto l'impianto, di sana pianta.
E per fare questo bisogna chiudere, ma nessuno andrebbe a casa, in quanto la chiusura, la bonifica e la ricostruzione di nuovi moderni impianti richiede lavoro e operai, ma anche capitali e qui temo, Riva non ci sente:per fare affari bisogna che tutto continui come ora, con un pò di fumo negli occhi dei politici di turno e del sindacato.





venerdì 17 agosto 2012

I granai del mondo a secco

Chi sa se il nostro Primo Ministro per la Crescita Continua è contento.

Nell'infinita crisi economico-planetaria qualche cosa pur cresce: i prezzi di grano, soia, mais.

Si parla di un aumento dei prezzi del 30% in più e presto avremo un'altra crescita: il prezzo di tutti gli alimenti, carne in testa, prodotti con gli animali che alimentiamo con soia e mais.

Il motivo principale di questo aumento di prezzo è la nota legge " domanda-offerta" che regola il mercato.

Sul mercato internazionale l'offerta di cereali è in forte calo, a causa di una eccezionale siccità, eccezionale per la durata, ma anche per l'estensione.

Negli Stati Uniti non piove da mesi, in particolare nel Mid West, il granaio del Mondo.

La mappa mostra come dal 7 al 14 agosto la superfice degli USA colpita da una siccità definita eccezionale si sia ulterirmente ampliata.

Ma la scarsità di piogge e la ridotta produzione agricola non riguarda solo gli USA.

 Siccità eccezionali si registrano in numerose altre parti della Terra, abitate da 125 milioni di persone.

 

A rischio Sud America, Centro Africa, Unione Sovietica, India.

E  nell'area mediterranea è l'Italia , in particolare la pianura padana, Toscana, Lazio  ad essere maggioremente colpita.
 Di alcuni giorni fa il grido di allarme dei Coldiretti che denuncia un calo della produzione di mais e di pomodoro del 25% e di numerose altre cultura a rischio

E la situazione, regione per regione, appare drammatica. 

Eppure, da quanto si può leggere dai quotidiani nazionali, non sembra che Monti, Passera, Clini, siano particolarmente preoccupati di tutto questo.

Da parte mia, oggi sono un pò più preoccupato di ieri. Temo che dovremo abituarci a questa eccezionalità.



Il dirigente che ILVA voleva distruggere

Conosco da tempo il prof Assennato, l'attuale Direttore Scientifico di ARPA Puglia, il Dirigente che l'ILVA, per la sua correttezza, voleva "distruggere".
A quel posto fu messo da Vendola e, sotto la direzione di Assennato, l' Arpa Puglia ha finalmente cominciato a mettere sotto stretto controllo l'ILVA e le sue emissioni.
Pochi mesi dopo la sua nomina, fu Assennato ad invitarmi a Bari a tenere un seminario con i tecnici dell'Agenzia, per discutere con loro le strategie adottate dall'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, per supportare scientificamente la scelta del GIP di Genova di chiudere la cokeria genovese per il suo elevato inquinamento e per l'elevato rischio di danni alla salute degli operai e dei cittadini che vivevano a poche centinaia di metri da questo impianto.
La stessa strategia investigativa che, in questi giorni, ha convinto il GIP Todisco che l'attuale qualità dell'aria aTaranto, sia intollerabile e fuori legge.

L'innovazione non abita a Taranto

Allego un interessante articolo che conferma come le acciaierie di Taranto non rappresentano le migliori tecnologie, quelle con fattori di emissioni di inquinanti nettamente inferiori del ciclo integrato in funzione a Taranto da oltre 50 anni.
il manifesto
15 agosto 2012

LA FABBRICA UNA TECNOLOGIA SUPERATA E ORMAI UNICA IN ITALIA
La «cattedrale di metallo e vetro» dove si lavora come 50 anni fa

ARTICOLO
Antonella De Palma

L'Ilva di Taranto ha un'incredibile estensione di 15 milioni di metri quadrati; ogni anno sui suoi moli sbarcano 20 milioni di tonnellate di minerali, fossili e coke, che vengono accumulati nei parchi a cielo aperto per poi essere utilizzati per la produzione della ghisa e dell'acciaio. La capacità produttiva dello stabilimento è di circa 10 milioni di tonnellate annue di acciaio.
Quando iniziò a produrre, agli inizi degli anni sessanta, la «cattedrale immensa di metallo e di vetro» che avrebbe reso moderni gli uomini che «venivano dai campi, dai pascoli e dalla rassegnazione», come la definì Dino Buzzati, disponeva delle migliori tecnologie produttive dell'epoca. Da allora sono passati 50 anni, nei quali l'Ilva ha continuato a sfornare acciaio nello stesso modo: la ghisa, prodotta attraverso il processo cokeria-agglomerato-altoforno passa poi ai convertitori dell'acciaieria e via via alle altre lavorazioni. È vero che sono state adottate soluzioni che hanno permesso un miglioramento nel campo della produzione (ormai fortemente automatizzata e informatizzata) e del controllo delle emissioni nocive (ogni volta tamponando il danno già fatto che man mano è emerso), ma il ciclo produttivo non ha subito modifiche sostanziali.
L'azienda, sia durante la gestione pubblica (quando si chiamava Italsider) sia dopo la privatizzazione (dal 1995 ad oggi), ha fatto poco o niente per la ricerca e l'applicazione di nuove tecnologie produttive che potessero risolvere davvero il problema ambientale, che non è certo questione degli ultimi mesi, come potrebbe sembrare dalle sbalordite reazioni di molti amministratori, politici e sindacalisti ai fatti più recenti. Già nel 1964 il sindaco di Taranto denunciò il fatto che, a fronte delle richieste di informazioni avanzate ai dirigenti aziendali rispetto alle misure che si intendevano adottare per salvaguardare lavoratori e cittadini dai rischi di inquinamento atmosferico, delle acque e «da altri processi gravemente preoccupanti per la pubblica salute», quelli si trincerarono dietro un segreto che, disse il sindaco, «se non è quello militare quasi lo raggiunge».
Da oltre dieci anni nei paesi emergenti nella produzione dell'acciaio (Cina, Corea del Sud, India, Brasile, Sud Africa), sono in uso tecniche di produzione alternative al processo d'altoforno. Tra queste, in particolare, la riduzione durante la fusione del minerale di ferro (Smelting Reduction) può essere considerata la vera alternativa all'altoforno.
Questa tecnologia utilizza carbon fossile al posto del coke e minerale di ferro grezzo. Non sono quindi più necessari nel ciclo produttivo le cokerie e l'impianto di agglomerazione del ferro, cioè gli impianti più inquinanti. Senza di essi non ci sono più emissioni di diossine, benzene, idrocarburi policiclici aromatici, polvere di coke ed altre vengono sensibilmente abbattute sia gassose, come CO2, ossidi di azoto, anidride solforosa, polveri, sia fluide, come ammoniaca, fenoli, solfuro e cianuro.
Altri vantaggi della riduzione durante la fusione sono un significativo contenimento dei costi operativi e un notevole risparmio energetico, in quanto il gas prodotto dalla gassificazione del carbone rientra in ciclo per alimentare lo stesso impianto; è anche un ottimo gas di esportazione che può essere impiegato per diversi altri scopi, dalla produzione di energia elettrica all'uso come combustibile in sostituzione dei gas naturali.
L'unico processo commerciale attualmente in funzione è il Corex, realizzato dalla Siemens, a cui si è poi affiancato il Finex, una evoluzione del Corex che può impiegare anche minerale fine e polvere di carbone. Altri sono in fase di avanzata sperimentazione.
Queste tecnologie sono state finora utilizzate in impianti di dimensioni più ridotte rispetto a quello tarantino. Attualmente ogni modulo Corex può produrre al massimo 2 milioni di tonnellate annue, (un modulo di capacità maggiore è in fase di sperimentazione) ma, almeno apparentemente, nulla vieta di accrescere il numero dei moduli fino a raggiungere la capacità produttiva necessaria per il sito di Taranto.
Proprio la possibilità di moltiplicare i moduli renderebbe la sua applicazione all'impianto tarantino ancora più fattibile, in quanto la sostituzione degli altiforni potrebbe essere effettuata gradualmente permettendo quindi la continuità della produzione.
Stupisce il silenzio che circonda queste tecnologie, che pure sono state indicate fra le migliori disponibili per la produzione dell'acciaio dalla Commissione europea.
Silenzio anche da parte degli amministratori locali.
Nel mondo sindacale Gianni Alioti, responsabile internazionale della Fim-Cisl e coordinatore dell'ufficio salute-ambiente-sicurezza è stato l'unico a occuparsi significativamente di questi processi produttivi. Un suo documento del 2008, centrato proprio sull'analisi della situazione tarantina, ha dato lo spunto ad un gruppo di lavoro formatosi lo scorso anno a Taranto che ha poi approfondito l'argomento, reperendo altro materiale informativo prodotto da tecnici di varia provenienza e nazionalità, da cui emerge la possibilità di un cambiamento radicale e di lungo respiro per la città.
Bisogna che oggi si apra un concreto confronto sulla riconversione tecnologica del ciclo produttivo dell'acciaio. È necessario studiare anche tempi, modi e costi dell'operazione e, una volta riscontratane la fattibilità, invitare con fermezza l'azienda ad adottare questa linea di intervento, risolutiva per i problemi della città.
È importante anche iniziare a discutere sulla necessità di ridurre il carico produttivo dell'Ilva di Taranto, troppo gravoso per il territorio che deve sopportarne le conseguenze disastrose sull'ambiente e sulla salute. Già oggi lo stabilimento produce meno della sua capacità (7 milioni circa di tonnellate annue) e ciononostante il gruppo Riva continua ad essere al decimo posto nella produzione mondiale dell'acciaio.
Bisogna anche dire che, dei 42 impianti produttivi di proprietà Riva sparsi nel mondo, Taranto è l'unico che utilizzi ancora il processo d'altoforno. Negli altri siti di proprietà del gruppo, tutti di dimensioni molto minori, sono in uso i forni ad arco elettrico, che hanno un impatto ridottissimo sull'ambiente e sono ormai, in Italia, la principale modalità di produzione di acciaio, in aziende che raramente superano i due milioni di tonnellate di produzione annua.
È su questo impegnativo progetto di riconversione eco-compatibile che vorremmo vedere impegnati insieme amministratori, sindacati, lavoratori, cittadini e Ilva, senza dover ancora una volta veder minacciosamente sbandierato lo spauracchio del ricatto occupazionale.

martedì 14 agosto 2012

Passera il Trivellatore



Quella che segue è una bella lettera aperta, che condividiamo in molti, scritta da Maria Rita D'Orsogna, il giorno dopo che il Ministro Passera ha annunciato il suo piano per aumentare di mezzo punto il PIL: trivellare mezza Italia e le sue coste alla ricerca di metano e petrolio.

Sunday, August 12, 2012
I DELIRI DI PASSERA
Caro signor Passera,


Ci sarebbe veramente da ridere al suo modo malato di pensare, ai suoi progetti stile anni '60 per aggiustare l'Italia, alla sua visione piccola piccola per il futuro.

Invece qui sono pianti amari, perche' non si tratta di un gioco o di un esperimento o di una scommessa.

Qui si tratta della vita delle persone, e del futuro di una nazione, o dovrei dire del suo regresso.

Lei non e' stato eletto da nessuno e non puo' pensare di "risanare" l'Italia trivellando il bel paese in lungo ed in largo.

Lei parla di questo paese come se qui non ci vivesse nessuno: metanodotti dall'Algeria, corridoio Sud dell'Adriatico, 4 rigassificatori, raddoppio delle estrazioni di idrocarburi.

E la gente dove deve andare a vivere di grazia?
Ci dica.

Dove e cosa vuole bucare?
Ci dica.

I campi di riso di Carpignano Sesia? I sassi di Matera? I vigneti del Montepulciano d'Abruzzo? Le riserve marine di Pantelleria? I frutteti di Arborea? La laguna di Venezia? Il parco del delta del Po? Gli ospedali? I parchi? La Majella? Le zone terremotate dell'Emilia? Il lago di Bomba? La riviera del Salento? Otranto? Le Tremiti?

Ci dica.

Oppure dobbiamo aspettare un terremoto come in Emilia, o l'esplosione di tumori come all'Ilva per non farle fare certe cose, tentando la sorte e dopo che decine e decine di persone sono morte?

Vorrei tanto sapere dove vive lei.

Vorrei tanto che fosse lei ad avere mercurio in corpo, vorrei tanto che fosse lei a respirare idrogeno solforato dalla mattina alla sera, vorrei tanto che fosse lei ad avere perso la casa nel terremoto, vorrei tanto che fosse sua moglie ad avere partorito bambini deformi, vorrei tanto che fosse lei a dover emigrare perche' la sua regione - quella che ci dara' questo 20% della produzione nazionale - e' la piu' povera d'Italia.

Ma io lo so che dove vive lei tutto questo non c'e'. Dove vive lei ci sono giardini fioriti, piscine, ville eleganti soldi e chissa', amici banchieri, petrolieri e lobbisti di ogni genere.

Lo so che e' facile far cassa sull'ambiente. I delfini e i fenicotteri non votano. Il cancro verra' domani, non oggi. I petrolieri sbavano per bucare, hanno soldi e l'Italia e' corrotta. E' facile, lo so.

Ma qui non parliamo di soldi, tasse e dei tartassamenti iniqui di questo governo, parliamo della vita della gente. Non e' etico, non e' morale pensare di sistemare le cose avvelenando acqua, aria e pace mentale della gente, dopo averli lasciati in mutande perche' non si aveva il coraggio di attaccare il vero marciume dell'Italia.

Egregio Ministro PE no, non e' possibile trivellare in rispetto dell'ambiente. Non e' successo mai.  Da nessuna parte del mondo. Mai.

Ma non vede cosa succede a Taranto?

Che dopo 50 anni di industrializzazione selvaggia - all'italiana, senza protezione ambientale, senza controlli, senza multe, senza amore, senza l'idea di lasciare qualcosa di buono alla comunita' - la gente muore, i tumori sono alle stelle, la gente tira fuori piombo nelle urine?

E adesso noialtri dobbiamo pure pagare il ripristino ambientale?

E lei pensa che questo e' il futuro?

Dalla mia adorata California vorrei ridere, invece mi si aggrovigliano le budella.

Qui il limite trivelle e' di 160 km da riva, come ripetuto ad infinitum caro "giornalista" Luca Iezzi. Ed e' dal 1969 che non ce le mettiamo piu' le trivelle in mare perche' non e' questo il futuro. Qui il futuro si chiama high tech, biotech, nanotech, si chiamano Google, Facebook, Intel, Tesla, e una miriade di startup che tappezzano tutta la California.

Il futuro si chiama uno stato di 37 milioni di persone che produce il 20% della sua energia da fonti rinnovabili adesso, ogni giorno, e che gli incentivi non li taglia a beneficio delle lobby dei petrolieri.

Il futuro si chiamano programmi universitari per formare chi lavorera' nell'industria verde, si chiamano 220,000 posti di lavoro verde, si chiama programmi per rendere facile l'uso degli incentivi.

Ma non hanno figli questi? E Clini, che razza di ministro dell'ambiente e'?

E gli italiani cosa faranno?

Non lo so.

So solo che occorre protestare, senza fine, ed esigere, esigere, ma esigere veramente e non su facebook che chiunque seguira' questo scandaloso personaggio e tutta la cricca che pensa che l'Italia sia una landa desolata si renda conto che queste sono le nostre vite e che le nostre vite sono sacre.



lunedì 13 agosto 2012

Informazioni da Taranto. Quello che nessuno dice.

Nessuno parla dei motivi, scritti nero su bianco, per cui i GIP Todisco ha ordinato la chiusura degli impianti inquinanti del'ILVA di Taranto. Leggendoli, avrete un'idea più chiara di quello che sta succedendo e in quali mani ci siamo messi!
 

IL PROVVEDIMENTO - «Chi gestiva e gestisce l'ILVA ha continuato nell'attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza». Lo STOP alle acciaierie deve essere immediato «a doverosa tutela di beni di rango costituzionale» come la salute e la vita umana «che non ammettono contemperamenti, compromessi o compressioni di sorta».
Questo diceva la prima ordinanza del GIP Todisco.

Poi il Tribunale del Riesame - seconda ordinanza - ha dato la facoltà di uso degli impianti solo per metterli a norma. Ma qualcuno ha capito (maldestramente) che si potesse continuare a produrre,

La terza ordinanza (del GIP Todisco) ha chiarito che la facoltà d'uso è solo e soltanto per mettere a norma gli impianti e non anche per produrre. Ma questo divieto di produrre (e quindi di porre nuovamente in essere una situazione di pericolo) era chiaro anche nella seconda ordinanza.

Stupisce il "rumore" datto dalla terza ordinanza che non fa altro che ribadire la seconda con più chiarezza e fissare compiti precisi per chi è deputato a fermare la produzione (i costudi giudiziari).

Sapete cosa è successo in realtà? Che Vendola, Stefàno e Ferrante facevano finta di non capire la seconda ordinanza... e ci stavano prendendo in giro. Una scena pietosa quanto irritante. Ma possono prendere in giro i fessi, non certo i magistrati!

sabato 11 agosto 2012

Finanza fai da te

Confesso che di finanza non ne capisco nulla. Pensavo che con i titoli di Borsa si potessero comprare quote di un azienda e guadagnarci qualche cosa se questa andava bene, ossia produceva beni e servizi che per la loro qualita' la gente era disposta a pagare.
Ma pare che non sia proprio così e il fatto che si possa guadagnare scommettendo sul fallimento di un Paese, a me sembra una stupida follia.
Dalle notizie che girano in rete sembra che non sia il solo a pensare che non può essere il "mercato" a decidere della mia vita, tanto meno la Banca.
Insomma, se ho un po' di soldi da parte chi mi impedisce di finanziare buone idee, specialmente  se queste buone idee sono di un parente o un caro amico e avere una giusta remunerazione dei miei risparmi?
E se il prestito fosse dato al mio Comune per un'iniziativa utile a tutti? Che so? Inserire pannelli fotovoltaici su tutti i tetti di edifici pubblici e sostituire le lampade votive del nostro cimitero con  lumini a Led?


Ed ecco, a seguire,  come si potrebbe fare e, a quanto pare, si fa. http://crisis.blogosfere.it/2012/08/economia-reale-ora-i-soldi-degli-italiani-bypassano-le-banche.html

Novità: i risparmiatori italiani tolgono i soldi dalle banche, e li  
riversano nelle piccole aziende di amici e parenti. E le banche? Per  
niente contente.

Sembra che i soldi degli italiani stiano bypassando gli istituti bancari.  
I risparmiatori tolgono i loro risparmi dagli investimenti tradizionali  
-mercato borsistico, immobili, o bond di qualsiasi Paese- e... li prestano  
direttamente alle aziende italiane in difficoltà. 

Funziona così: l'amico con la piccola impresa o il laboratorio artigiano  
si lamenta delle difficoltà ad ottenere fiducia dalla banca, anche se la  
sua azienda è produttiva e ha ordinativi. L'amico col gruzzoletto da  
parte, che non sa più dove diamine investire i suoi soldi, si convince  
della bontà delle argomentazioni e si offre di intervenire al posto della  
banca.

Siccome è vietata ai privati l'attività finanziaria, i due si recano dal  
notaio ed il primo cede al secondo una piccola quota dell'azienda, l'1 o  
il 2%, in cambio dell'investimento.

Attenzione: non si tratta di usurai o mafiosi che cercano di impadronirsi  
delle aziende, ma a quel che mi dicono di accordi onesti fatti tra  
parenti, amici e conoscenti. Entrambe le parti hanno da guadagnare: le  
aziende ricevono l'agognato denaro liquido, e i risparmiatori rischiano  
volentieri per un'attività "concreta", invece che in fumose e oggi ancora  
più rischiose operazioni finanziarie. La scarsa simpatia (eufemismo) di  
tutti verso le banche contribuisce a convincerli.

Sembra che la cosa si stia diffondendo a macchia d'olio. Enormi quantità  
di denaro, frutto degli ancora consistenti risparmi degli italiani, si  
stanno riversando nelle piccole imprese di amici e parenti senza che le  
banche siano minimamente coinvolte: economia reale che aiuta economia  
reale.

L'insider finanziario con cui ho parlato, era invece per niente contento  
della piega che sta prendendo la faccenda.

venerdì 10 agosto 2012

Dopo l'acciaio e il carbone



Le città industriali che hanno scelto il futuro

Un Paese come il nostro, che non possiede miniere di carbone e di ossido di ferro, può pensare che il suo futuro industriale possa basarsi sulla produzione di acciaio in mezzo alle case ( Taranto, Piombino...)?
La Germania, che produce carbone, ha realizzato un coraggioso cambiamento nelle sue ex aree adibite ad attività industriali pesanti. Altri Paesi hanno fatto altrettanto. E l'Italia?
Allego un ottimo lavoro di ricerca che permette di avere un quadro di cosa si può fare, quando a scegliere e' il buon governo.

ps: qualcuno dei nostri industriali ( Arvedi) sta puntando sul riciclo di qualita' dell'acciaio. A quanto pare riesce a stare sul mercato con impatti ambientali decisamente inferiori a quelli di una acciaieria a ciclo integrato.

Queste città europee hanno deciso di puntare su un'economia diffusa e sulla cultura. Qualche volta è stata una crisi a portare verso un nuovo modello di sviluppo. Ora i cittadini decidono il loro destino e la qualità della vita è aumentata
14 aprile 2012 - Lidia Giannotti
DUISBURG, città della Ruhr (Germania) che ha deciso di puntare sullo sviluppo sostenibile e la cultura Il caso più eclatante è quello delle città tedesche della RUHR, zona industriale e inquinata per eccellenza (oltre 5 milioni di abitanti). Ora gli abitanti della città sono protagonisti della vita economica e ne determinano le scelte, e soprattutto il loro destino non è più legato alle contingenze di un unico settore.
Alcune zone del nostro paese sono ancora come separate dal resto d'Europa (e anche dalle esperienze italiane più vitali), dietro un muro che nasconde strade e possibilità di grande interesse e prospettive di sviluppo. Ecco una breve rassegna di storie invece (neanche tanto recenti) che meritano di essere conosciute.
DORTMUND (RUHR, Germania), LA CITTA' DEL CARBONE E DELLA BIRRA
Il duro lavoro nelle miniere ha segnato il volto di Dortmund e dei suoi cittadini. Acciaio, carbone e birra hanno reso famosa Dortmund in tutto il mondo. Ma al giorno d'oggi non ci sono più minatori all'opera e gli altiforni sono ormai raffreddati da tempo. Ciononostante il passato della città è ancora vivo (continua a leggere...) http://www.germany.travel/it/citta-e-cultura/citta/dortmund.html

DUISBURG (RUHR, Germania), CITTA' RICCA DI ATTRATTIVE
 "Città industriale nella RUHR, Duisburg, come del resto tutte le città del bacino della Ruhr, ha capito le opportunità che si celano in questa nuova fase della sua storia e si è trasformata in un centro culturale di grande importanza. I fiori all'occhiello sono il teatro di prosa, il teatro dell'opera sul Reno e l'orchestra filarmonica, ma anche i festival, come il Duisburger Akzente e il Traumzeitfestival" (continua a leggere...) http://tempolibero.blogosfere.it/2007/10/germania-duisburg-citta-ricca-di-attrattive.html   

ESSEN (RUHR, Germania
"Recentemente la città ha vissuto un periodo di forte decadenza dovuto ai cambiamenti introdotti nei mercati dalla nuova economia e dalla crisi dell’industria pesante. Ma nonostante queste difficoltà.Essen è riuscita a reinventarsi, da centro industriale è divenuta un luogo di cultura; un percorso che l’ha resa una delle città culturalmente più attraenti e che si è compiuto con la nomina a capitale europea della cultura per il 2010 (continua a leggere....)
http://www.ilturista.info/guide.php?cat1=4&cat2=14&cat3=6&cat4=2&lan=ita

LA RIVOLUZIONE URBANISTICA E AMBIENTALE DELL'EMSCHER PARK NELLA RUHR
Marco Vitale, Caserta 19 gennaio 2007 (Convegno “La città ripensata diventa origine di sviluppo”) 
"Le chiusure delle industrie susseguitesi nell’ultimo decennio del 20° secolo avevano cancellato 600.000 posti di lavoro e la disoccupazione raggiungeva il 13 per cento, mentre il tradizionale dominio delle grandi società (da Krupp a Thyssen) aveva reso difficile lo sviluppo di imprese minori e di una mentalità imprenditoriale.
Nel corso degli anni ’80 importanti risorse pubbliche vennero destinate alla rigenerazione dell’area guidata dall’Internationale Bauausstellung Emscher Park (IBA), il cui sottotitolo era: A Workshop of the future of Old Industrial Area. L’IBA era un organismo di proprietà del Land ma era fuori dall’amministrazione pubblica.  L’IBA Park, guidato dal Prof. Karl Gauser, con una  struttura di 30 persone ma con una capacità di mobilitare le risorse della società, ha iniziato la sua attività nel 1989 e dieci anni dopo chiuse la sua attività con un enorme successo. L’area è ora totalmente cambiata e rigenerata. L’inquinamento divenne occasione per avviare studi e ricerche sul disinquinamentoche alla fine degli anni ’90 occupavano 50.000 specialisti; furono creati più di 30.000 posti di lavoro qualificati in attività scientifiche e di ricerca, più di cento progetti privati con l’impiego di 4.500 persone furono lanciati e realizzati; alcune delle antiche strutture industriali sono state trasformate in icone della nuova era (centri di conferenze, auditorium, centri di mostre) e inserite in nuove strutture avveniristiche ..." (continua a leggere....)

BILBAO. QUANDO L'ARCHITETTURA TRASFORMA LA CITTA'
Laura Guardini (Corriere della Sera 12 ottobre 2007)

"A dieci anni dall'inaugurazione del Museo Guggenheim, di Frank O' Ghery, viaggio nell'ex centro industriale che oggi vive di arte e design.
(....) il fiume che gli scorreva sotto era di un marrone scuro, maleodorante come una fogna a cielo aperto. Un museo di importanza mondiale galleggiava in acque a rischio biologico da terzo mondo. Il Guggenheim - venni a sapere più avanti - era stato edificato nel punto esatto in cui sorgeva un ex cantiere navale affacciato sul fiume Nervión, che attraversa serpeggiando tutta la città di Bilbao fino alla Baia di Biscay, vera e propria via di collegamento della rivoluzione industriale spagnola. Ricca di montagne di ferro, dotata di ferrovie e di un porto eccellente, Bilbao si era espansa e aveva prosperato alla fine del XIX secolo grazie alle sue officine metallurgiche e i suoi cantieri navali. Ma un intero secolo di scarichi industriali aveva trasformato il possente Nervión in un lurido corso d'acqua.
Le miniere di ferro pian piano si esaurirono. I cantieri navali si trasferirono in Asia. E quando nell'ottobre 1997 il Guggenheim aprì i battenti, ciò che rimaneva della prosperità di Bilbao era un lungofiume dickensiano disseminato di arrugginite piattaforme per i cargo e di spettrali magazzini fatiscenti (...) Eppure nel primo anno di vita il Guggenheim ha attirato circa 100 mila visitatori al mese. In seguito, invece di calare bruscamente come accade a un blockbuster estivo, il tasso delle presenze si è assestato a «una velocità di crociera di quasi un milione di visitatori l'anno» (continua a leggere...)  http://www.architettiroma.it/archweb/notizie/9775.aspx

CITTA' IN TRANSIZIONE (INGHILTERRA)
Enrico Franceschini (su D, magazin di Repubblica, 10 gugno 2008)
 "Invece che organizzare campagne di pressione per convincere i leader politici ad agire, a passare nuove leggi antinquinamento o pro nuove fonti energetiche, l'idea è quella di prendere i problemi nelle proprie mani e cominciare a organizzarsi subito a livello locale per una vita diversa: ovvero per l'epoca, ormai vicina, forse dietro l'angolo, in cui non avremo più benzina e petrolio, e non potremo fare ricorso a fonti nocive per l'ambiente, come per esempio il carbone, per far funzionare le nostre città. (...) Di novità, in paese, se ne sono già messe in moto parecchie, dalle prime batterie di pannelli solari installati sui tetti alle piste ciclabili per diminuire il traffico in auto a vantaggio di quello su due ruote, dalle misure per diminuire il consumo di energia elettrica e acqua nelle case a quelle per consumare prodotti alimentari prodotti esclusivamente in loco, dai corsi per imparare a cuocere il pane nel forno e a seminare frutta, patate e ortaggi in giardino a quelli di cucito per imparare a rammendare calzini, gonn e maglioni.... L'esperienza di Totnes e delle altre città del nostro movimento", conclude Hopkins, "è che la gente, quando spieghi il problema e offri una soluzione, reagisce con grande entusiasmo. Noi speriamo che questa idea si espanda rapidamente, non solo in Gran Bretagna, ma in tutta Europa e nel mondo industrializzato, di modo che quando il petrolio finirà, saremo pronti".  (continua a leggere...)
METZ (Lorena francese). Centre Georges Pompidou, succursale inaugurata nel maggio 2010 della famosa struttura parigina

METZ (LORENA, FRANCIA) 
viaggi.lastampa.it, 24 marzo 2011
 "Un tempo erano le fabbriche i ganci più efficaci per risollevare e riqualificare una regione, oggi il mezzo migliore di rivalutazione di un'area è la cultura. .... Il Centre Pompidou-Metz è entrato nel secondo anno di vita festeggiando i 600 mila visitatori. Un successo clamoroso visto che il 9 maggio, giorno dell’inaugurazione di questo polo decentrato del museo parigino, era stato previsto l’obiettivo di 250 mila ingressi" http://viaggi.lastampa.it/articolo/metz-centre-pompidou-metz

PORVOO, COMUNITA' SOSTENIBILE (FINLANDIA)
"L'impianto solare garantirà un riscaldamento a zero emissioni (ora copre il 70% del fabbisogno). Skaftkarr (il quartiere residenziale) sarà collegato al centro attraverso piste ciclabili veloci, protette dalla pioggia grazie a tettoie fotovoltaiche" (continua a leggere....) 

LA CITTA' DEL SOLE: ILLUMINARE LE CITTA' SOSTENIBILI (Heerhungowaard, OLANDA)
Sito Commissione Europea, 28 luglio 2011
Intervista all'architetto Ashok Bhalotra, che ha sviluppato il concetto di una città realmente sostenibile... idea che si è concretizzata a Heerhungowaard, in Olanda.
"A Heerhugowaard, circa 1.500 nuove abitazioni sono dotate di pannelli solari e pompe di calore. Inoltre, vi sono attualmente tre turbine eoliche. Insieme, questi elementi consentono di ottenere 10 MW di energia trasformata in elettricità, una quantità sufficiente per soddisfare il fabbisogno di 4.000 abitazioni in città. Mostrando ad altri che le città sostenibili sono ambienti positivi per le generazioni future, possiamo incoraggiare l’adozione di misure analoghe altrove ...  
 Se le misure a favore della sostenibilità vengono considerate come qualcosa di cui andare fieri, la gente si impegnerà maggiormente per adottarle nella propria comunità. Lo stesso vale per gli spazi pubblici sostenibili: se la gente ha un certo senso di orgoglio civico, farà di più per proteggere il proprio ambiente locale. La chiave per trovare il sostegno è stata la perseveranza e la volontà digettare ponti tra i costruttori, i politici e gli abitanti di Heerhugowaard…. Ritengo sia importante non solo condividere le buone idee, ma anche ricercare costantemente idee innovative. Per esempio, la società edile Dutchrainmaker ha proposto una turbina eolica capace di raccogliere il vapore acqueo presente nell’aria e di utilizzarlo come acqua potabile o per l’irrigazione" (continua a leggere...)
Pista ciclabile, tra Dortmund e Duisburg (RUHR, Germania)


CICLABILE (sessanta chilometri tra Dortmund e Duisburg, RUHR. GERMANIA)
"Le città di Dortmund e Duisburg, che si trovano nella regione della Ruhr, infatti, saranno presto collegate da quella che sarà un’autostrada ecologica e unicamente ciclabile  (continua a leggere...)

http://www.haisentito.it/articolo/piste-ciclabili-da-record-in-germania-un-autostrada-dedicata-alle-bici/48465/
TETTI VERDI (VIENNA)
Friedrich HUNDERTWASSER - 6 luglio 2007 (viviconsapevole.it)  
Nella Loewengasse, a Vienna, sono state dislocate 900 tonnellate di terra su 13 tetti incorniciati (trasformati in contenitori a scatola) e vi sono stati piantati 250 alberi e cespugli.... Per capire quanto positivo sia l'effetto di un tetto d'era sulla psiche e sul senso di benessere, bisognerebbe avervi dormito sotto una volta. E' una sensazione completamente diversa di liberazione e tutto un altro senso di sicurezza (di protezione) e di molto altro (continua a leggere...)http://www.viviconsapevole.it/articoli/inverdimento-del-tetto.php