Propongo un grande concorso internazionale: " COMPOSTIERE FAI DA TE".
Tutti coloro che si sono fatti una compostiera sono invitati ad inviarmi una foto della loro creatura, con una breve descrizione tecnica di come si è proceduto alla realizzazione.
La prima "nomination" è la compostiera realizzata da Anna e Antonio che, con sapienza, hanno assemblato quattro vecchie persiane alla genovese, altrimenti destinate ad essere "termovalorizzate".
Le migliori realizzazione classificate per categoria ( la meno cara, la più geniale, la più piccola...), avranno il premio di una pubblicazione nella "RETE".
Segue la descrizione tecnica degli autori della prima presentazione.
Come è stata realizzata. Con vecchie imposte trovate nel deposito di un artigiano locale, costruttore e installatore di infissi, che è stato ben felice di liberarsene! Ne abbiamo assemblate 6, con delle piastrine dritte e a "elle", posizionandole in modo che fosse visibile la parte in esterno e con i battenti in basso.Abbiamo fissato i battenti delle 4 ante laterali e posteriori. I due battenti della parte anteriore, invece, sono stati modificati spostando i fermi all'esterno. Saranno utilizzati come accesso per prelevare il compost maturo. Il tetto è apribile. Abbiamo utilizzato un piano di legno di una barca dismessa, fissato con cerniere alla cornice superiore.
Posizionamento. La compostiera non ha pavimento, poggia direttamente sulla terra. Abbiamo spianato il terreno e fatto un cordolo della dimensione della compostiera, utilizzando mattoni di cemento forato. La compostiera poggia sul cordolo ed è ancorata tramite delle barrette di ferro della lunghezza di 1,5 mt. Tali barrette vengono interrate facendole passare attraverso le cerniere già presenti nella struttura, perchè utilizzate per il fissaggio delle imposte alle cornici delle finestre, e agganciate a queste.
mercoledì 30 settembre 2009
Taranto Chiama Genova
Il 26 settembre ero a Taranto su invito di ARPA-Puglia. Singolare, il ruolo assegnatomi: tecnico di fiducia dei comitati tarantini che, da alcuni anni, sono impegnati a tutelare la propria ed altrui salute, messa arischio dalle elevate emissioni di diossine del reparto agglomerazione delle acciaierie di Taranto.
L'incontro è stato importante, in quanto, per la prima volta in vertenze ambientali, le tre parti in causa ( Azienda, Strutture pubbliche di controllo, Cittadini) avevano una pari dignità di rappresentanza: numero di interventi, tempo a disposizione.
Pertanto, in questa occasione ho rivestito i panni del Pubblico Ministero a tutela degli interessi del Popolo Sovrano, normalmente la parte più debole in questo tipo di vertenze.
Tra qualche giorno nel sito di Arpa Puglia saranno pubblicate le presentazioni, compresa la mia.
Anticipo che il rappresentante delle acciaierie Riva non ha gradito la mia proposta che le emissioni convogliate di diossina fossero sottoposte a campionamento in continuo con attrezzature simili a quelle adottate da diversi inceneritori.
Il non gradimento è stato motivato dal fatto che questa tecnica non è normata e non è ufficialmente riconosciuta.
Ho ribadito personalmente al rappresentante delle accierie, quanto peraltro avevo già affermato nel mio intervento: l'applicazione del campionamento in continuo, in base all'attuale normativa, non ha valore legale ma è un ottimo deterrente a gestioni dell'impianto poco attente alla minimizzazione dei rischi della popolazione, come dimostrano le esperienze su inceneritori che, dopo l'installazione di questi sistemi di monitoraggio, hanno fatto registrare il costante mantenimento dei livelli minimi delle loro emissioni di diossine.
Altre critiche mi sono state fatte dai rappresentanti dell'ufficio veterinario quando ho affermato che la catena alimentare delle diossine ( dal camino al latte matrerno) oltre ad essere interrotta prima dell'ariivo dei cibi contaminati alle tavole degli umani, doveva essere interrotta anche prima delle mangiatoie degli agnelli che, a migliaia sono già stati sacrificati in quanto i loro fegati sono risultati contaminati da diossine a livelli nettamente superiori a quelli ammessi dalla attuale normativa.
A mio avviso, questo sacrifico non sarebbe stato necessario se si fosse da subito avviata una alimentazione delle pecore con foraggio indenne da diossine, dando a questi animali l'opportunità di smaltire la diossina accumulata durante il pascolo in zone contaminate.
L'incontro è stato importante, in quanto, per la prima volta in vertenze ambientali, le tre parti in causa ( Azienda, Strutture pubbliche di controllo, Cittadini) avevano una pari dignità di rappresentanza: numero di interventi, tempo a disposizione.
Pertanto, in questa occasione ho rivestito i panni del Pubblico Ministero a tutela degli interessi del Popolo Sovrano, normalmente la parte più debole in questo tipo di vertenze.
Tra qualche giorno nel sito di Arpa Puglia saranno pubblicate le presentazioni, compresa la mia.
Anticipo che il rappresentante delle acciaierie Riva non ha gradito la mia proposta che le emissioni convogliate di diossina fossero sottoposte a campionamento in continuo con attrezzature simili a quelle adottate da diversi inceneritori.
Il non gradimento è stato motivato dal fatto che questa tecnica non è normata e non è ufficialmente riconosciuta.
Ho ribadito personalmente al rappresentante delle accierie, quanto peraltro avevo già affermato nel mio intervento: l'applicazione del campionamento in continuo, in base all'attuale normativa, non ha valore legale ma è un ottimo deterrente a gestioni dell'impianto poco attente alla minimizzazione dei rischi della popolazione, come dimostrano le esperienze su inceneritori che, dopo l'installazione di questi sistemi di monitoraggio, hanno fatto registrare il costante mantenimento dei livelli minimi delle loro emissioni di diossine.
Altre critiche mi sono state fatte dai rappresentanti dell'ufficio veterinario quando ho affermato che la catena alimentare delle diossine ( dal camino al latte matrerno) oltre ad essere interrotta prima dell'ariivo dei cibi contaminati alle tavole degli umani, doveva essere interrotta anche prima delle mangiatoie degli agnelli che, a migliaia sono già stati sacrificati in quanto i loro fegati sono risultati contaminati da diossine a livelli nettamente superiori a quelli ammessi dalla attuale normativa.
A mio avviso, questo sacrifico non sarebbe stato necessario se si fosse da subito avviata una alimentazione delle pecore con foraggio indenne da diossine, dando a questi animali l'opportunità di smaltire la diossina accumulata durante il pascolo in zone contaminate.
mercoledì 23 settembre 2009
Genova Capitale Energie Rinnovabili
In anteprima, un mio articolo che sarà pubblicato sull'edizione locale di Repubblica.
Per chi non conosce Genova, alcune informazioni:
- ai piedi della Lanterna, il faro simbolo della città, c'è una piccola centrale a carbone, regalo degli USA con il piano Marshaal nel primo dopoguerra, alimentata con il carbone stoccato in un grande spiazzo (carbonile) al fianco della centrale
- subito dietro al porto si sviluppano i quartieri collinari e qui vanno a finire i fumi delle navi attraccate ai moli con i venti dal mare
- A ponente della Lanterna, su un grande riempimento del mare, negli anni '50 è stata costruita una grande acciaieria, ora gestita dalla famiglia Riva. Spenta la sezione a caldo, quella più inquinante, funzionante a carbone, a Riva è stato concesso di utilizzare questto terreno demaniale, per continuare a produrre laminati. Quest'impianto, per funzionare, ha bisogno di grandi quantità di elettricità da produrre in una nuova centrale elettrica. Riva pensava di usare olio di palma ( vedi blog). Sembra che questa idea balzana sia stata accantonata.
- Scarpino è una grande vallata, alle spalle di Genova Sestri che in quarantanni abbiamo riempito con i nostri rifiuti ( Discarica di Scarpino) gestita dall'AMIU, l'azienda per la gestione dei nostri Materiali Post consumo.
Si è cominciato a recuperare il biogas che la discarica produce e recentemente la Giunta comunale ha deciso che in questa zona saranno realizzati un digestore anaerobico per il trattamento degli scarti umidi, biodegradabili e un gasificatore per il recupero energetico della frazione non riciclabile.
"Monaco di Baviera, un milione di abitanti, ha deciso di uscire dal nucleare grazie ad una miscela intelligente di efficienza energetica e di produzione di energia da fonti rinnovabili: solare, eolico, biomasse. La transizione è già in atto e i piani sono pronti per sostenere l’attività della città quando, nel 2020, avverrà la dismissione della centrale nucleare ISAR 2 che fornisce a Monaco il 25% dell’energia elettrica, attualmente utilizzata.
Per chi non conosce Genova, alcune informazioni:
- ai piedi della Lanterna, il faro simbolo della città, c'è una piccola centrale a carbone, regalo degli USA con il piano Marshaal nel primo dopoguerra, alimentata con il carbone stoccato in un grande spiazzo (carbonile) al fianco della centrale
- subito dietro al porto si sviluppano i quartieri collinari e qui vanno a finire i fumi delle navi attraccate ai moli con i venti dal mare
- A ponente della Lanterna, su un grande riempimento del mare, negli anni '50 è stata costruita una grande acciaieria, ora gestita dalla famiglia Riva. Spenta la sezione a caldo, quella più inquinante, funzionante a carbone, a Riva è stato concesso di utilizzare questto terreno demaniale, per continuare a produrre laminati. Quest'impianto, per funzionare, ha bisogno di grandi quantità di elettricità da produrre in una nuova centrale elettrica. Riva pensava di usare olio di palma ( vedi blog). Sembra che questa idea balzana sia stata accantonata.
- Scarpino è una grande vallata, alle spalle di Genova Sestri che in quarantanni abbiamo riempito con i nostri rifiuti ( Discarica di Scarpino) gestita dall'AMIU, l'azienda per la gestione dei nostri Materiali Post consumo.
Si è cominciato a recuperare il biogas che la discarica produce e recentemente la Giunta comunale ha deciso che in questa zona saranno realizzati un digestore anaerobico per il trattamento degli scarti umidi, biodegradabili e un gasificatore per il recupero energetico della frazione non riciclabile.
"Monaco di Baviera, un milione di abitanti, ha deciso di uscire dal nucleare grazie ad una miscela intelligente di efficienza energetica e di produzione di energia da fonti rinnovabili: solare, eolico, biomasse. La transizione è già in atto e i piani sono pronti per sostenere l’attività della città quando, nel 2020, avverrà la dismissione della centrale nucleare ISAR 2 che fornisce a Monaco il 25% dell’energia elettrica, attualmente utilizzata.
Genova, 650.000 abitanti, con una simile miscela intelligente potrebbe, entro qualche anno, uscire dall’era del carbone, con la dismissione della centrale sotto la Lanterna nel porto e con lo spegnimento dei generatori diesel, alimentati ad olio pesante, che tengono in funzione i servizi di bordo delle navi attraccate ai moli. In questo modo, polveri sottili e polveri pesanti (dal carbonile all’aperto) diminuiranno drasticamente e, statistiche alla mano, gran parte dei genovesi, particolarmente i più giovani, vedranno aumentata di qualche mese la loro aspettativa di vita.
Affinché la miscela intelligente di interventi si possa attuare è necessario che i tanti giocatori che muovono le loro pedine sulla grande scacchiera cittadina, decidano di fare un gioco di squadra.
La prima mossa spetta alla famiglia Riva.
Il loro nuovo laminatoio richiede energia elettrica e l’unico combustibile per produrla, compatibile con la città che ospita il laminatoio, è il metano: a parità di energia prodotta, il metano garantisce la minore emissione di micro e nano particelle.
Se la nuova centrale a metano dei laminatoi, sarà progettata per cogenerare elettricità e calore, quest’ultimo, con opportune condotte ed impianti finali, potrà essere usato per riscaldare e raffreddare edifici circostanti; questi, a loro volta, potranno spegnere le loro attuale caldaie, con un ulteriore riduzione di polveri sottili nell’aria della città.
Candidati al teleriscaldamento e al tele-raffreddamento, la vicina Fiumara ma, ancor di più, la prossima cittadella tecnologica degli Erzelli.
Se questa operazione andrà in porto, per la prima volta, nella storia della città, una attività produttiva, non sarà vissuta come un corpo estraneo, ma si metterà in simbiosi con la città e suoi abitanti: fabbrica e abitazioni si scambieranno favori.
L’impresa Riva, a Genova, ha un’altra opportunità, quella di diventare la prima acciaieria alimentata con fonti di energia rinnovabile.
La superficie dei tetti piani che coprono gli impianti è di almeno 20 ettari; è un’enorme superficie, che ben si presta ad ospitare pannelli fotovoltaici i quali, grazie al soleggiamento genovese, potrebbero erogare elettricità per una trentina di milioni di chilowattora all’anno.
Ma c’è un’altra interessante opportunità, uno scambio di favori tra azienda e città: Riva, potrebbe realizzare sui terreni che ha in concessione, un impianto di digestione anaerobica per la produzione di bio-metano, gas che utilizzerà direttamente nella sua centrale di cogenerazione, mentre il digestore potrà essere alimentato con i fanghi del nuovo impianto di depurazione delle acque, che sostituirà quello puzzolente in mezzo alle case e con altra biomasse prodotte nelle vicinanze: gli scarti del mercato ortofrutticolo di Bolzaneto e partite di frutta andate a male scaricate in porto.
Un’altra pedina per far diventare Genova la capitale del rinnovabile italiano è in mano all’AMIU.
Scarpino è un giacimento di metano che occorre recuperare ed utilizzare meglio e altro metano sarà prodotto con il digestore anaerobico che realizzato a Scarpino, tratterà ogni anno 50.000 tonnellate di scarti umidi prodotti dai genovesi.
Sono in gioco, ogni anno, diverse decine di milioni di metri cubi di biogas che potranno essere utilizzati per produrre elettricità a Scarpino e per alimentare un nuovo parco veicoli AMIU.
Ma esiste un’altra interessante opportunità che, in questo caso creerebbe una simbiosi tra AMIU e Genova: purificare il biogas di Scarpino a biometano e immettere il biometano nella rete di distribuzione del gas, esattamente quello che, dal 2007, fa il primo impianto di biometano tedesco, realizzato alle porte di Monaco di Baviera.
In questo modo, di fatto, gli impianti localizzati sulle alture di Scarpino, potrebbero permettere il teleriscaldamento della città, con l’uso diretto di metano prodotto da fonti rinnovabili.
Ma Scarpino può rendere altri favori alla città, e alle casse comunali, in quanto ben si presta ad ospitare un grande impianto fotovoltaico, ampliando quello già operativo, e il sito potrebbe anche essere idoneo ad ospitare alcune pale eoliche.
A questo punto, fatti i conti, la centrale nel porto può essere chiusa, il suo edificio tutelato dalla Sovrintendenza potrebbe diventare parte integrante del parco della Lanterna e l’attuale carbonile potrebbe ospitare, eventualmente in struttura interrata, gli impianti per la selezione dei materiali post consumo prodotti dalla città e dal porto. Un altro bell'esempio di simbiosi.
E le montagne di carta, plastica, metalli, opportunamente separate e selezionate per classi merceologiche , sarebbero già pronte per essere imbarcate per la Cina e l’India, proprio come oggi accade nel porto di San Francisco, un’ altra città che Genova dovrebbe imitare, una metropoli che , con la raccolta porta a porta, ricicla e composta il 70 % dei propri scarti."
giovedì 17 settembre 2009
LCA a Avellino
Dal 5 al 9 ottobre in Sardegna ci sarà un'importante convegno internazionale sulla gestione dei rifiuti.
In quest'occasione presenterò una rassegna bibliografica sugli studi che permettono di fare confronti tra gli impatti ambientali dei diversi sistemi di gestione dei rifiuti.
Utile segnalare che tutti gli studi presi in considerazione (una ventina, di cui sei riguardano realtà italiane) confermano l'assoluta priorità da dare al riciclo, rispetto all'incenerimento con recupero energetico, per gli indubbi vantaggi energetici ed ambientali del riciclo.
Un interessante studio, basato sull'Analisi dei Cicli di Vita (in inglese Life Cycle Assesment -LCA) e pubblicato quest'anno, è quello condotto dall'Università di Salerno, avente come oggetto le scelte migliori, possibili in provincia di Avellino, per uscire dalla emergenza rifiuti. Ecco una sua sintesi, tratta dalla mia rassegna; faccio notare che il migliore scenario identificato dai colleghi di Salerno è maledettamente simile a quello che vorremmo fosse realizzato a Genova (Modello Genova). Purtroppo i nostri amministratori stanno imbroccando strade molto più banali...
In quest'occasione presenterò una rassegna bibliografica sugli studi che permettono di fare confronti tra gli impatti ambientali dei diversi sistemi di gestione dei rifiuti.
Utile segnalare che tutti gli studi presi in considerazione (una ventina, di cui sei riguardano realtà italiane) confermano l'assoluta priorità da dare al riciclo, rispetto all'incenerimento con recupero energetico, per gli indubbi vantaggi energetici ed ambientali del riciclo.
Un interessante studio, basato sull'Analisi dei Cicli di Vita (in inglese Life Cycle Assesment -LCA) e pubblicato quest'anno, è quello condotto dall'Università di Salerno, avente come oggetto le scelte migliori, possibili in provincia di Avellino, per uscire dalla emergenza rifiuti. Ecco una sua sintesi, tratta dalla mia rassegna; faccio notare che il migliore scenario identificato dai colleghi di Salerno è maledettamente simile a quello che vorremmo fosse realizzato a Genova (Modello Genova). Purtroppo i nostri amministratori stanno imbroccando strade molto più banali...
" Ben dodici diversi scenari di trattamento dei Materiali Post Consumo (MPC) furono individuate da un altro studio Life Cycle Assessment (LCA), il cui obiettivo era quello di risolvere l' emergenza rifiuti nella provincia di Avellino (De Feo, Malvano, 2009).
Questi scenari prevedevano nove diverse percentuali di raccolta differenziata (dal 35 all’80%) e due diversi trattamenti per la frazione indifferenziata residua: l’incenerimento con produzione di elettricità e, in alternativa, la messa a discarica dei rifiuti, stabilizzati con Trattamenti Meccanico biologici (TMB).
In tutti gli scenari, la quota di materiali indifferenziati, residuali al riciclo, era sottoposta a TMB e la frazione putrescibile, raccolta alla fonte e selezionata con trattamenti meccanici, era successivamente compostata ed utilizzata a scopo agricolo.
Lo scenario che risultava più favorevole, per l'elevato risparmio energetico e il ridotto impatto ambientale, era quello senza incenerimento e con queste ulteriori caratteristiche: 80% di raccolta differenziata alla fonte, selezione del residuo secco con TMB ed ulteriori recuperi di vetro, carta, plastica e metalli, riciclo dei materiali separati e compostaggio della frazione putrescibile ed, infine, messa in discarica della frazione biostabilizzata non riciclabile.
Questo scenario, rispetto agli altri 11 esaminati, era quello più favorevole dal punto di vista ambientale, con riferimento a sei categorie di impatto, sulle undici scelte: uso di energie rinnovabili, usi complessivi di energia, consumo d’acqua, produzione di materiali in sospensione e consumo di ossigeno, eutrofizzazione delle acque e produzione di rifiuti tossici.
Questi scenari prevedevano nove diverse percentuali di raccolta differenziata (dal 35 all’80%) e due diversi trattamenti per la frazione indifferenziata residua: l’incenerimento con produzione di elettricità e, in alternativa, la messa a discarica dei rifiuti, stabilizzati con Trattamenti Meccanico biologici (TMB).
In tutti gli scenari, la quota di materiali indifferenziati, residuali al riciclo, era sottoposta a TMB e la frazione putrescibile, raccolta alla fonte e selezionata con trattamenti meccanici, era successivamente compostata ed utilizzata a scopo agricolo.
Lo scenario che risultava più favorevole, per l'elevato risparmio energetico e il ridotto impatto ambientale, era quello senza incenerimento e con queste ulteriori caratteristiche: 80% di raccolta differenziata alla fonte, selezione del residuo secco con TMB ed ulteriori recuperi di vetro, carta, plastica e metalli, riciclo dei materiali separati e compostaggio della frazione putrescibile ed, infine, messa in discarica della frazione biostabilizzata non riciclabile.
Questo scenario, rispetto agli altri 11 esaminati, era quello più favorevole dal punto di vista ambientale, con riferimento a sei categorie di impatto, sulle undici scelte: uso di energie rinnovabili, usi complessivi di energia, consumo d’acqua, produzione di materiali in sospensione e consumo di ossigeno, eutrofizzazione delle acque e produzione di rifiuti tossici.
Il secondo miglior scenario, con tre categorie d’impatto favorevoli (minor uso di fonti d’energia non rinnovabile, minore emissione di gas serra e minore acidificazione delle piogge), era quello che prevedeva l’80% di raccolta differenziata, abbinata alla produzione di CDR dalla frazione residuale al riciclo e la successiva sua combustione in un inceneritore dedicato.
Solo due categorie d’impatto favorevoli (uso di minerali e prodotti di cava, produzione di rifiuti inerti), derivavano dallo scenario con il 35% di raccolta differenziata, produzione di CDR e suo incenerimento.
Per otto categorie d’impatto (fonti d’energia rinnovabile e non rinnovabile, consumo totale di energia, consumo di acqua, produzione di solidi sospesi, consumo di ossigeno, acidificazione, eutrofizzazione, rifiuti pericolosi ) tutti i dodici scenari producevano un impatto negativo (impatto evitato) e tra questi, gli scenari con la più alta percentuale di raccolta differenziata (80%), risultavano essere quelli con maggior impatto evitato.
Per otto categorie d’impatto (fonti d’energia rinnovabile e non rinnovabile, consumo totale di energia, consumo di acqua, produzione di solidi sospesi, consumo di ossigeno, acidificazione, eutrofizzazione, rifiuti pericolosi ) tutti i dodici scenari producevano un impatto negativo (impatto evitato) e tra questi, gli scenari con la più alta percentuale di raccolta differenziata (80%), risultavano essere quelli con maggior impatto evitato.
Pertanto, anche questo studio confermava la priorità da dare alla raccolta differenziata e al riciclo per risparmiare energia e ridurre l’impatto ambientale delle gestioni dei MPC. In particolare, in termini di “Uso totale di energia” , lo studio concludeva che è preferibile un’alta percentuale di raccolta differenziata, finalizzata al riciclo, senza nessun trattamento termico finale.
Novità di questo studio è stato quello di aver inserito un TMB in tutti gli scenari, tranne uno, quello in cui la frazione secca, residuale ad una raccolta differenziata all’80%, è direttamente messa a discarica."
martedì 8 settembre 2009
Incendi. Prevenzione Primaria
Le colline intorno a Genova hanno continuato a bruciare per tutta la notte e di mattina presto è ripreso il passaggio di canadair ed elicotteri. Un ringraziamento ai coraggiosi piloti che non si risparmiano nel bombardare con precisione il fronte di fuoco, nonostante il vento e le complesse manovre per infilarsi nei canaloni che il fuoco sta divorando.
Sembra che alcuni focolai degli incendi abbiano una natura colposa: falò per eliminare le sterpaglie, fuggiti di mano a chi li aveva alimentati. Non ci voleva molto a capire che, vista la siccità e il vento, non era il caso. Ma qui, più che altrove, i vecchi contadini o ex contadini hanno la testa dura. "Amu fetu sempre cuscì" ( Abbiamo fatto sempre così. Mi scuso con i liguri veraci per la scorretta grafia; e per inciso, questo è un esempio della follia di chi vuole l'insegnamento del dialetto: come si scrivono le parole di lingue che non hanno una tradizione di scrittura?). Si è vero, da sempre il fuoco è stato usato per eliminare i rovi, tener pulito il bosco, ridare vigore ai pascoli. Ma erano altri tempi: i boschi erano tenuti puliti per sfruttarli meglio, erano frequentati dalle popolazioni locali, si conoscevano le regole ( non si appica il fuoco nella stagione secca!!!) e l'età media dei contadini e dei boscaioli era nettamente inferiore a quella attuale (anche questo fa)..
E' un fatto positivo e da incentivare che ci sia ancora gente che lavora nelle fasce e negli orti, intorno alla città, ma le circostanze oggettive ( il bosco è abbandonato), suggeriscono di introdurre ed imporre, nuove regole.
Se fossi al governo regionale, organizzerei una diffusa e capillare campagna di informazione e formazione sul compostaggio domestico rivolta ai gestori di orti urbani e peri-urbani; darei in comodato d'uso a chi gestisce orti e giardini un bel pò di compostiere, darei istruzioni personali per il loro corretto uso e metterei a disposizione, per chi ha un pò più di terra, un servizio di cippatura a domicilio di rovi e ramaglie.
Con quello che costa un'intervento di un canadair o di un elicottero ( si parla di 10.000 euro l'ora) basterà ogni anno, evitare due o tre incendi, per recuperare l'investimento necessario per comunicazione, acquisto di compostiere e cippatrici e stipendi per il personale.
Dopo di ciò, divieto assoluto di accendere fuochi e multe salate per chi li accende. E a controllare i fili di fumo e beccare in flagranza i potenziali incendiari, metterei gli alpini, che qui sono di casa, e che sono assolutamente sprecati, come ha voluto il ministro Larussa, a pattugliare i vicoli della città antica, anche se così fanno più scena.
E già che ci siamo, caro ministro La Russa, che ne pensa: per la vera sicurezza dei cittadini è meglio respingere gli incendi o i clandestini?
Postato da: federico46 a 08:41 | link | commenti
Da ieri, le colline alle spalle di Nervi, Bogliasco, Pieve sono in fiamme. La lunga siccità e il forte vento di tramontana hanno certamente facilitato l'incendio, di proporzioni mai viste, ma le cause sono certamente umane.
L'unica soluzione per por fine a questo scempio è ridare valore a boschi e macchia mediterranea: fonte di materia prima (cellulosa, una bio-plastica ), ma ancor di più serbatoi (sink) di carbonio, sottratto all'atmosfera del Pianeta.
Quest'ultimo argomento , crediti carbonio a chi mantiene un bosco, è un temache mi riprometto di approfondire sul Blog.
Sembra che alcuni focolai degli incendi abbiano una natura colposa: falò per eliminare le sterpaglie, fuggiti di mano a chi li aveva alimentati. Non ci voleva molto a capire che, vista la siccità e il vento, non era il caso. Ma qui, più che altrove, i vecchi contadini o ex contadini hanno la testa dura. "Amu fetu sempre cuscì" ( Abbiamo fatto sempre così. Mi scuso con i liguri veraci per la scorretta grafia; e per inciso, questo è un esempio della follia di chi vuole l'insegnamento del dialetto: come si scrivono le parole di lingue che non hanno una tradizione di scrittura?). Si è vero, da sempre il fuoco è stato usato per eliminare i rovi, tener pulito il bosco, ridare vigore ai pascoli. Ma erano altri tempi: i boschi erano tenuti puliti per sfruttarli meglio, erano frequentati dalle popolazioni locali, si conoscevano le regole ( non si appica il fuoco nella stagione secca!!!) e l'età media dei contadini e dei boscaioli era nettamente inferiore a quella attuale (anche questo fa)..
E' un fatto positivo e da incentivare che ci sia ancora gente che lavora nelle fasce e negli orti, intorno alla città, ma le circostanze oggettive ( il bosco è abbandonato), suggeriscono di introdurre ed imporre, nuove regole.
Se fossi al governo regionale, organizzerei una diffusa e capillare campagna di informazione e formazione sul compostaggio domestico rivolta ai gestori di orti urbani e peri-urbani; darei in comodato d'uso a chi gestisce orti e giardini un bel pò di compostiere, darei istruzioni personali per il loro corretto uso e metterei a disposizione, per chi ha un pò più di terra, un servizio di cippatura a domicilio di rovi e ramaglie.
Con quello che costa un'intervento di un canadair o di un elicottero ( si parla di 10.000 euro l'ora) basterà ogni anno, evitare due o tre incendi, per recuperare l'investimento necessario per comunicazione, acquisto di compostiere e cippatrici e stipendi per il personale.
Dopo di ciò, divieto assoluto di accendere fuochi e multe salate per chi li accende. E a controllare i fili di fumo e beccare in flagranza i potenziali incendiari, metterei gli alpini, che qui sono di casa, e che sono assolutamente sprecati, come ha voluto il ministro Larussa, a pattugliare i vicoli della città antica, anche se così fanno più scena.
E già che ci siamo, caro ministro La Russa, che ne pensa: per la vera sicurezza dei cittadini è meglio respingere gli incendi o i clandestini?
Postato da: federico46 a 08:41 | link | commenti
ambiente e società, biomasse
Genova brucia
Una vasta nuvola grigia ricopre la città a levante e rende spettrale la luce del mattino. In città, piove cenere grigia e nere larve di rami e aghi di pino carbonizzati che si accumulano lungo i cigli dei marciapiedi e sulle auto in sosta. Elicotteri piccoli e grandi e canadair si alternano a bassa quota nella spola mare-colline e dal cielo piovono gocce di acqua salata. Insieme a vigili del fuoco e volontari ne avranno certamente ancora per molto, e fumo e fiamme sono malettamente vicine a tante case collinari.Da ieri, le colline alle spalle di Nervi, Bogliasco, Pieve sono in fiamme. La lunga siccità e il forte vento di tramontana hanno certamente facilitato l'incendio, di proporzioni mai viste, ma le cause sono certamente umane.
L'unica soluzione per por fine a questo scempio è ridare valore a boschi e macchia mediterranea: fonte di materia prima (cellulosa, una bio-plastica ), ma ancor di più serbatoi (sink) di carbonio, sottratto all'atmosfera del Pianeta.
Quest'ultimo argomento , crediti carbonio a chi mantiene un bosco, è un temache mi riprometto di approfondire sul Blog.
sabato 5 settembre 2009
Riciclo Con Risciacquo
Il galateo dell'ambiente vuole che ogni contenitore, (bottiglia, lattina,flacone), una volta vuoto, prima di essere differenziato, sia debitamente lavato. Questo ulteriore impegno è un atto di cortesia per i lavoratori che li raccoglieranno e li separeranno, rende più facile lo stoccaggio in casa e negli spazi condominiali, aumenta il valore dei vostri scarti per il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) e per i riciclatore finale.
Se la vostra azienda di igiene urbana, non vi da questo consiglio, siete leggitimati a sospettare che il suo obiettivo non sia il riciclo di quanto avete pazientemente raccolto e separato.
Il risciacquo dei contenitori, se ben fatto, vi può portare un altro piccolo vantaggio: ridurre gli sprechi.
A questo scopo vi svelo un piccolo trucco di noi chimici quando vogliamo recuperare la maggiore quantità di sostanze utili per le nostre misure. La tecnica si chiama "estrazione frazionata" e nel nostro caso vuol dire che per pulire bene un contenitore è meglio lavare due, tre volte il recipiente con piccole quantità d'acqua, piuttosto che con un'unica, grande quantità.
Quindi se dovete lavare una bottiglia di latte o di di birra, scolate bene i recipienti e poi aggiungere due-tre dita di acqua; scuotete bene il recipiente, più volte e mettete da parte l'acqua usata per il primo lavaggio; rifate questa operazione altre due volte e, mi raccomando non buttate via le acque di lavaggio.
Il primo lavaggio sarà quello che avrà sciolto la maggiore quantità di cibo e bevanda ancora presente nel recipiente. Prima di buttarlo via, valutate se vale la pena utilizzarlo. Ad esempio, se avete lavato una bottiglia del latte, il latte annacquato della prima frazione, può essere aggiunto senza problemi alla tazza del latte che state utilizzando per la colazione, o potete bollirlo per farvi il the ( a cui non dovrete aggiungere la classica gocia di latte).
I tutti i casi non buttate i rischiacqui nel lavandino. Com vedremo sono possibili diverse altre soluzioni.
Se la vostra azienda di igiene urbana, non vi da questo consiglio, siete leggitimati a sospettare che il suo obiettivo non sia il riciclo di quanto avete pazientemente raccolto e separato.
Il risciacquo dei contenitori, se ben fatto, vi può portare un altro piccolo vantaggio: ridurre gli sprechi.
A questo scopo vi svelo un piccolo trucco di noi chimici quando vogliamo recuperare la maggiore quantità di sostanze utili per le nostre misure. La tecnica si chiama "estrazione frazionata" e nel nostro caso vuol dire che per pulire bene un contenitore è meglio lavare due, tre volte il recipiente con piccole quantità d'acqua, piuttosto che con un'unica, grande quantità.
Quindi se dovete lavare una bottiglia di latte o di di birra, scolate bene i recipienti e poi aggiungere due-tre dita di acqua; scuotete bene il recipiente, più volte e mettete da parte l'acqua usata per il primo lavaggio; rifate questa operazione altre due volte e, mi raccomando non buttate via le acque di lavaggio.
Il primo lavaggio sarà quello che avrà sciolto la maggiore quantità di cibo e bevanda ancora presente nel recipiente. Prima di buttarlo via, valutate se vale la pena utilizzarlo. Ad esempio, se avete lavato una bottiglia del latte, il latte annacquato della prima frazione, può essere aggiunto senza problemi alla tazza del latte che state utilizzando per la colazione, o potete bollirlo per farvi il the ( a cui non dovrete aggiungere la classica gocia di latte).
I tutti i casi non buttate i rischiacqui nel lavandino. Com vedremo sono possibili diverse altre soluzioni.
mercoledì 2 settembre 2009
Regolamento Concorso Compostiere Fai Da Te
Visto il grande interesse per il concorso "COMPOSTIERE FAI DA TE (FDT)" vi do alcune regole per la partecipazione. Inviate al massimo quattro immagini ( formato JEPG) della vostra compostiera, al seguente indirizzo federico.valerio@fastwebnet.it
Le foto devono poter documentare i particolari della compostiera che giudicate più interessanti .
Alle foto allegate una breve descrizione tecnica su: materiali scelti, come li avete assemblati, pregi della vostra creatura...
Annotazioni sulle prestazioni (durata del compostaggio, qualità del compost prodotto, impatto ambientale evitato) sono gradite.
Tutte le schede ricevute saranno pubblicate nel blog. E le migliori realizzazioni, ad insindacabile giudizio dell'apposita giuria :-), saranno pubblicate sul mio sito e pubblicizzate in rete.
Il concorso è aperto all'infinito.Questo bando è aperto a consigli e proposte dei lettori. Ovviamente, è gradita la sua diffusione nella rete e con il passa parola.
E ora buon lavoro e ...buon compostaggio
Le foto devono poter documentare i particolari della compostiera che giudicate più interessanti .
Alle foto allegate una breve descrizione tecnica su: materiali scelti, come li avete assemblati, pregi della vostra creatura...
Annotazioni sulle prestazioni (durata del compostaggio, qualità del compost prodotto, impatto ambientale evitato) sono gradite.
Tutte le schede ricevute saranno pubblicate nel blog. E le migliori realizzazioni, ad insindacabile giudizio dell'apposita giuria :-), saranno pubblicate sul mio sito e pubblicizzate in rete.
Il concorso è aperto all'infinito.Questo bando è aperto a consigli e proposte dei lettori. Ovviamente, è gradita la sua diffusione nella rete e con il passa parola.
E ora buon lavoro e ...buon compostaggio
martedì 1 settembre 2009
3° Concorrente Compostiere Fai DaTe
Terzo concorrente
Ed ecco a voi il terzo concorrente del concorso internazionale "Compostiera FAIDATE"Davide presenta due compostiere di cui quella nella immagine è la prima della serie.
Questo il commento di Davide:
"ti invio le foto delle mie 2 "figliolette"
la prima, quella verde, l'ho realizzata con un bidone in plastica da 230 litri che ho forato sul fondo e sotto al coperchio con una punta da 20mm (per creare e favorire l'effetto camino) e sui lati con una da 8 mm.
Alla base ho realizzato uno sportellino rimuovibile tenuto da 2 ganci (si insomma,è la copia fai da te delle compostiere commerciali).
Il compost pronto l'ho estratto la prima volta dopo 4 mesi, ottimo e profumato; gli altri prelievi, ogni 6-8 settimane, circa.
Il tutto funziona ottimamente, anche se la gestione necessita di un po di attenzione per via della tendenza a mantenere il materiale un po troppo umido, comunque non emana nessun odore.
Per valutare la bontà del compost, ho fatto delle prove con dei semi di pomodoro; l'apparato radicale di quelli nati nel compost era pressochè quadruplo rispetto a quelli nati nel terreno normale.La seconda compostiera (quella nera)nasce per risolvere i 2 più grandi problemi della precedente: il prelievo dell'humus e la tendenza a mantenere troppo umido il materiale.
Stesso tipo di bidone, recuperato da una ditta di sott'aceti; gli ho tolto il fondo e praticato dei fori da 20 mm vicino alla base, ho poi capovolto il contenitore sopra tre blocchi di tufo (nella foto si vede dell'erba tra i blocchi; l'ho sistemata là per caricare la prima volta la compostiera, in modo che fungesse da "tappo"poi , in seguito, il materiale da compostare rimane su da solo) e iniziato a riempirlo: la forma ad imbuto della zona inferiore della compostiera fa si che il materiale in via di compostaggio resti all'interno della compostiera, mentre solo il compost maturo esce all'esterno, compost che raccolgo ogni tanto con una palettina, senza alcuna difficoltà.
L'effetto camino, creato dai fori più grandi nella zona superiore, è sorprendente e la massa messa a compostare, non deve essere rimescolata. Attivata questa seconda compostiera ho ottenuto compost maturo gia dopo 5-6 settimane; successivamente, ogni giorno, ne raccolgo un mezzo secchiello e la produzione è pressochè doppia rispetto all'altro composter.
Stesse prove di fitotossicita con semi di pomodoro sul compost prodotto dalla seconda compostiera e stessi fantastici risultati.
Questi 2 bidoni-compostiere mi hanno permesso di risparmiare il 30 % sulla tassa rifiuti e di migliorare il mio orticello.
Il costo è stato di 2.70 euro per i tre blocchi di tufo (0.90 l'uno)"